Bari, 28 ago. – “Sono state oltre 16mila, nel 2023, le segnalazioni complessive di aggressioni a operatori sanitari sull’intero territorio nazionale, per un totale di circa 18mila operatori coinvolti nelle aggressioni segnalate. A segnalare i 2/3 delle aggressioni sono state professioniste donne, coerentemente con la composizione di genere del personale sanitario. Le fasce d’età più colpite sono quelle tra i 30-39 anni e tra i 50-59 anni. La professione più interessata è quella degli infermieri, seguita da medici e operatori socio-sanitari. I setting più a rischio sono risultati essere i Pronto Soccorso ,Guardie Mediche e 118 in più le Aree di Degenza e gli aggressori principalmente gli Utenti/Pazienti. Il 26% delle aggressioni segnalate sono fisiche. Il 68% sono aggressioni verbali; il 6% delle aggressioni avviene contro beni di proprietà del professionista sanitario aggredito” così Ludovico Abbaticchio, Presidente Nazionale SMI commenta l’ennesimo episodio di aggressione ad operatore della salute del 118 a Bari, mettendo in rilievo i dati del fenomeno a livello più generale forniti a marzo di quest’anno dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (ONSEPS).“Lo SMI ha provocatoriamente lanciato la proposta di richiedere “il PORTO D’ARMI” per tutelare gli operatori medici e tutto il personale sanitario e sociale dei territori comunali e regionali. I sindacati di categoria professionale e dei lavoratori esposti al servizio pubblico convenzionato devono fare fronte comune. Le proteste fragili e spesso inascoltate degli Ordini Professionali non sono più sufficienti e soprattutto non tutelano i diritti dei lavoratori della salute. Chiediamo agli organi Istituzionali di essere ascoltati, abbiamo più volte contribuito con proposte migliorative, ma senza fondi dedicati nei bilanci ministeriali e regionali si fa solo produzione di fumo senza nulla di concreto.
Sempre più i professionisti del settore stanno abbandonando il servizio pubblico per passare nel privato sempre più attrattivo sia sul piano economico che sulla tutela della sicurezza lavoro oppure accettano il richiamo ratificante della sanità all’estero. È quanto mai urgente convocare ai tavoli regionali e nazionali i sindacati di categoria delle professioni mediche e sanitarie per trovare soluzioni condivise e finanziamenti opportuni. Basta! Basta! Basta!”.
Ufficio Stampa