Comunicato Stampa
Nuovo CCNL della dirigenza medica: “L’incongruenza della norma dell’orario di lavoro!”
 Dichiarazione di Alberto Pozzi Presidente Regionale dello SMI
e
Vice Presidente Regionale FVM Veneto

Roma, 18 giu.- “Il nuovo CCNL della dirigenza medica ha iniziato il suo iter applicativo in sede decentrata sulle materie previste dall’art. 7. Tra queste la nuova disciplina dell’orario di lavoro introdotta dall’art 27, comma 3, appare permeata d’incognite nella traduzione operativa” così Alberto Pozzi, Presidente Regionale del Sindacato Medici Italiani e Vice Presidente Regionale Federazione Veterinari Medici e Dirigenti Sanitari Veneto.
Bisogna in premessa considerare che la professione medica rimane sostanzialmente refrattaria a modelli organizzativi improntati a criteri meramente economici. Infatti, la professione del medico, permeata di rilevante autonomia, risulta difficilmente conciliabile con una programmazione dettagliata delle prestazioni e con la predisposizione di rigidi schemi di attività e orari predefiniti. Per questo risulta intuitivo che mappare puntualmente l’eccedenza oraria dei dirigenti sanitari pubblici con strumenti matematici, come richiesto dall’art 27, non risolve la variabilità delle fattispecie organizzative nei setting assistenziali.
Serve osservare che l’orario generato dall’applicazione dell’algoritmo per stabilire il monte ore compensato dal trattamento di risultato genera un numero di ore largamente inferiore rispetto alla media di ore rese in eccedenza dalla maggior parte dei medici ospedalieri. Questa situazione implica che alla fine il contratto ha sancito di fatto la strutturazione di ore eccedenti nell’orario di lavoro, a costo zero, e contestualmente un numero rilevante di ore eccedenti l’eccedenza dovranno essere recuperate a giornata intera con ricadute insostenibili per le amministrazioni aziendali già in difficoltà per le carenze di professionisti.
È possibile pertanto che le amministrazioni regionali e locali facciano pressione sui direttori di UOC responsabili del controllo e della validazione dell’eccedenza oraria prodotta dai collaboratori. Il controllo e la validazione tuttavia prevedono che siano disponibili strumenti oggettivi di programmazione dell’attività di servizio, come la definizione dei tempi della prestazione e dei piani di lavoro e che ci sia una dotazione di personale adeguata agli obbiettivi prestazionali richiesti. Nella situazione attuale la programmazione in questi termini appare virtuale e l’eventuale forzatura avrebbe come conseguenza una disaffezione collaborativa che non sarebbe comunque governabile anche con strumenti disciplinari. Dopo queste considerazioni la mia opinione è che il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro non risolverà l’annoso problema dell’eccedenza oraria a genesi multifattoriale perché l’art 27 irrigidisce ed ingessa l’organizzazione del lavoro peggiora il clima organizzativo, rende virtuale il ristoro del credito orario e incrementa il contenzioso amministrativo.

Ufficio Stampa