Bari, 22 ago.- “Con sommo dispiacere e con grande sentimento di solidarietà, apprendiamo la terribile notizia dell’aggressione subita dalla collega medico in servizio presso il Presidio di Continuità Assistenziale di Maruggio (TA)”, così Delia Epifani, Segretaria Regionale Puglia del Sindacato Medici Italiani, commenta l’aggressione, di pochi giorni fa, alla donna medico in servizio al presidio di Continuità Assistenziale (Ex Guardie Mediche) di Maruggio.
“È inammissibile che, in un contesto di scarsità di risorse, umane e non, i medici siano ancora costretti a lavorare senza alcuna tutela, esposti alla mercè di chi, nel bel mezzo della notte, si sente in diritto di aggredire verbalmente e fisicamente un professionista impegnato a rispondere ai bisogni di salute.
È inaccettabile che ci si concentri sul “far cambiare idea” alla collega che, giustamente, non vuole più mettere piede in un posto non sicuro e non su come cambiare il sistema, l’organizzazione del lavoro, aumentano le tutele.
È intollerabile che l’unico supporto proposto dalle istituzioni sia quello psicologico, come se spostare l’attenzione sul sacrosanto disturbo d’ansia reattiva di chi viene aggredito sia il problema. Una pacca sulla spalla, un fazzoletto per asciugare le lacrime e qualche seduta dallo psicologo? Sono queste le soluzioni? Che faremo alla prossima aggressione? Che faremo alla prossima auto rigata, alla prossima minaccia di morte, al prossimo strattone? Qual è il programma delle Aziende Sanitarie e della Regione Puglia per rendere il lavoro dei medici un lavoro sicuro?” si chiede Epifani.
“Da sempre ci battiamo per la sicurezza sui luoghi di lavoro, in particolare per quelli di prima linea che spesso vengono dimenticati e bistrattati, come le ex Guardie Mediche, il 118 e il Pronto Soccorso. Non si può più rimandare. L’episodio della collega medico in servizio a Maruggio non è il primo, ma deve essere l’ultimo. Servono sicurezza, tutele e severe punizioni per chi pensa che alzare la voce e le mani sia la soluzione per ottenere quello che si vuole.
Come giovane donna medico, coetanea della collega aggredita, come ex medico di Guardia Medica, voglio, inoltre, esprimere la mia personale vicinanza, oltre che quella di SMI Puglia, alla collega. Perchè le notti insonni con la paura che il paziente si trasformi in un aggressore non si possono descrivere: le conosce solo chi le ha vissute” conclude.
Ufficio Stampa