Comunicato Stampa
L’Autonomia Differenziata è stata bocciata dalla Corte Costituzionale perché la fruizione dei diritti deve essere uniforme per tutti i cittadini!
Dichiarazione di Ludovico Abbaticchio, Presidente Nazionale Sindacato Medici Italiani (SMI)

Bari, 6 dic.- Siamo stati contrari, sin dall’inizio, all’autonomia differenziata, perché senza criteri veramente solidali e centralizzati, tenuto conto di tutte le debolezze che le regioni hanno mostrato nella lotta al Covid, così Ludovico Abbaticchio, Presidente Nazionale dello SMI commenta la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge riguardante l’autonomia differenziata.
La Corte ha ritenuto i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), il punto cruciale della sentenza. I LEP devono essere uniformi in tutta Italia. La Corte ha puntualizzato che i LEP implicano una delicata scelta politica perché si tratta di bilanciare uguaglianza dei cittadini autonomia regionale, diritti, esigenze finanziarie. Vi è bisogno d’indicare uno standard omogeneo delle stesse prestazioni in tutto il territorio nazionale.
La legge Calderoli è stata ritenuta incostituzionale anche per il ricorso al DPCM (Decreto Presidenza Consiglio dei Ministri) per la determinazione dei LEP, sancendo, in questo modo, che la legge di autonomia differenziata non è la mera approvazione dell’intesa con le Regioni ma implica il potere di emendamento del Parlamento.
Da questo quadro fosco, bisogna partire per tentare rimettere al centro dell’agenda politica la sanità pubblica anche perché la pandemia ha indicato che occorrerebbe superare le differenze regionali e dotare lo Stato di reali poteri di intervento che vadano oltre la regionalizzazione della sanità.
Vi è bisogno d’intervenire sulle grandi questioni della salute a partire dal rilancio ricerca, alla cura dei malati cronici, alle patologie oncologiche, dall’accesso ai farmaci per tutti, all’ integrazione socio sanitaria, alle politiche per l’infanzia. Siamo, ancora, in tempo per invertire la rotta.
Occorre puntare ad una vera riforma sanitaria e sociale a partire dalla integrazione sociosanitaria e ad una crescita remunerativa professionale della classe medica che oramai viaggia verso il privato o all’estero.
Bisogna capire che un rafforzamento del sistema dell’assistenza pubblica sul tema salute significa anche migliorare il benessere sociale.
La sanità deve tornare ad essere un diritto universalmente garantito a tutti i cittadini del Paese e lo Stato le deve destinare centralità e risorse.

Ufficio Stampa