Comunicato Stampa
Bisogna investire sui medici!
Dichiarazione di Pina Onotri Segretario Generale Sindacato Medici Italiani SMI

Benevento, 21 dic.- “Nel nostro Paese è cambiata la condizione e la presenza dei medici di medicina generale. Dal dopo guerra fino a dieci anni fa, lo studio del medico di famiglia era un presidio innanzitutto di civiltà, presente in ogni comune e radicato sul territorio, adesso non è più così. Oggi, infatti, risultano essere quattro milioni di italiani senza i medici di medicina generale. L’Italia è sempre più senza i medici di medicina di famiglia e ne mancano il 30 per cento rispetto al fabbisogno, così Pina Onotri, Segretario Generale SMI al convegno di Benevento dal tema: ‘Il declino della sanità pubblica: sfide e prospettive per il territorio e gli ospedali’.
Per quanto riguarda, ancora, la medicina generale riteniamo che la costituzione delle Case di Comunità (CdC) non migliorerà dal punto di vista organizzativo il lavoro dei medici, né i servizi ai cittadini. Anzi l’obbligatorietà di lavorare per 38 h settimanali di lavoro per i nuovi incarichi all’interno delle Case di Comunità e con l’obbligo di apertura degli studi periferici, da parte dei giovani medici, allontanerà ancora di più le nuove leve, in maggioranza donne, dalla professione in quanto si andrà ben oltre le 40 h settimanali di lavoro.
In ambito ospedaliero la situazione non è migliore. In due anni (dal 2020 al 2022) sono stati tagliati 32.500 posti letto e fra il 2019 e 2022 oltre 11mila medici hanno lasciato le strutture pubbliche, mentre 95 ospedali sono stati chiusi in 10 anni.
Chiediamo che la Legge di Bilancio 2025 contenga nei suoi provvedimenti collegati norme per sburocratizzare il lavoro nella medicina generale, valorizzando la telemedicina per le certificazioni INPS e autocertificazioni dei primi 3 giorni di malattia.
Queste misure (le stiamo proponendo anche con una petizione pubblica che ha raggiunto quattordicimila firme in poco tempo, di seguito il link https://sindacatomedicitaliani.it/index.php/petizione-smi/) potrebbero essere a costo zero per lo Stato. In questo modo si migliorerebbero, di molto, le condizioni di lavoro dei medici di famiglia che avrebbero più tempo per la cura dei pazienti.

Ufficio Stampa