Comunicato Stampa
Investire sui medici per salvare il SSN
Dichiarazione di Pina Onotri Segretario Generale Sindacato Medici Italiani (SMI)

Roma, 25 genn.- Il nostro Servizio pubblico è nato più di 40 anni fa dalla fortunata convergenza tra lungimiranza dei decisori politici dell’epoca, dalla volontà del popolo e nostro senso di appartenenza, in quanto medici, al SSN,  così Pina Onotri, Segretario Generale SMI intervenendo  all’assemblea dei Direttivi Nazionali delle sigle promotrici ANAAO ASSOMED – CIMO-FESMED – ALS – GMI – FIMMG – FIMP – SUMAI – SMI – SNAMI – FTM, che si sta svolgendo al Centro Congressi Roma Eventi Piazza di Spagna.
La condizione dei medici e  quella delle donne medico sono diventate difficili, lo diciamo da molto tempo, ma questa nostra consapevolezza  è diventata  ancora più evidente dopo la  crisi del nostro SSN a seguito del Covid. Ci attendavamo tutti una svolta che non vi è stata. Le donne nelle professioni  sanitarie sono  la maggioranza  in ambito ospedaliero  e sono vicine ad esserlo anche nella medicina generale. Tutte  hanno bisogno di segnali chiari e di scelte  politiche attive che  diano risposte ad una  realtà lavorativa in  continua crescita nel nostro Paese, così Pina Onotri, Segretario Generale dello SMI, all’iniziativa unitaria dei Direttivi Nazionali dei sindacati medici che si è svolta oggi al Centro Congressi Roma Eventi  di Piazza di Spagna.
Nel nostro Paese, secondo i dati del Ministero della Salute, tratti dall’Annuario statistico del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), le donne che operano stabilmente nelle strutture del SSN, al 31 dicembre 2022, rappresentano il 70% degli oltre 625.000 professionisti. Anche per i medici di medicina generale si registra un trend crescente della presenza femminile: nel 2023 dei 37.991 medici di medicina generale il 42,3% è donna. Le difficoltà che le donne medico, soprattutto quelle di medicina generale,  vivono sulla loro pelle sono legate alla mancanza di tutele in materia di gravidanza e maternità, malattia, infortuni,  alla difficoltà di conciliazione vita/lavoro. Occorre garantire questi diritti per far fronte alla crescente femminilizzazione della professione.
Bisogna trovare il modo di  proporre  al   Ministero della Salute  e a quello delle Pari Opportunità Parità di Genere di aprire  una discussione per adottare provvedimenti ad hoc di fronte alla femminilizzazione della professione.
Perché la femminilizzazione possa dirsi compiuta, tuttavia, è necessario che si modifichino non solo le presenze delle donne medico, ma anche le pratiche lavorative che si sono andate cristallizzando intorno alle figure maschili che ne sono state protagoniste fin dall’origine.
Occorre unire le forze  sulla femminilizzazione del lavoro in sanità e   costruire le condizioni affinché si vada verso  una intersindacale donna medico che svolga un ruolo  prepositivo per le politiche attive per le donne della professione.
La nostra mobilitazione di questi  mesi  dovrà essere anche un’ occasione importante  per le donne,  che sono la maggioranza della forza lavoro in sanità,   per dialogare con amministratrici e amministratori, decisori politici, manager, esprimendo criticità e portando visioni e proposte alternative per un governo della salute a misura di tutti.

Ufficio Stampa