Comunicato Stampa
Nuovi medici di medicina generale: prevedere una scelta volontaria 
tra il rapporto dipendente e quello convenzionato. 
In Calabria potrebbe essere la soluzione per la sanità.
Dichiarazione di Cosmo De Matteis Presidente Nazionale Emerito Sindacato Medici Italiani (SMI)

Cosenza, 18 febb. – I mali della sanità in Calabria e nel Mezzogiorno sono ormai sotto gli occhi di tutti.  Nella nostra regione i problemi sono molteplici a partire alle aggressioni ai medici e ai sanitari come quella   accaduta quattro   giorni fa all’ospedale di Paola a una dottoressa del Pronto Soccorso, così Cosmo De Matteis, Presidente Nazionale Emerito dello SMI.
Per di più la Calabria continua ad essere una delle principali regioni dove persiste una forte migrazione sanitaria verso le regioni del Nord. Sono  tanti i malati calabresi, spesso poveri,  che sono costretti a spostarsi in altre regioni per ricevere cure adeguate, affrontando enormi sacrifici non solo economici.  Tutto questo è dovuto  ai limiti delle nostre strutture sanitarie, anche se vi sono alcune eccellenze a livello professionale. Molti ospedali sono fatiscenti, spesso con posti letto nei corridoi, camere dove non è garantita un minimo di privacy.
A questo quadro già pesante si aggiunge la crisi della professione di medico di medicina generale. Nella Sila, nei piccoli paesi della Regione non vi sono più i medici di famiglia. I giovani non intraprendono più la professione a causa degli stipendi troppo bassi e della mancanza di tutele ( ferie, permessi di malattia e di maternità).Sarebbe l’ora di far cadere tutte le resistenze che a vario titolo si intrapongono dall’adozione di una scelta volontaria tra rapporto di dipendenza  o a convezione per chi intraprende la professione di medico di famiglia e soprattutto per i giovani.
Le resistenze per tale scelta derivano da chi difende grandi interessi a partire dall’ENPAM che, con la possibilità per i medici di passare dal rapporto di lavoro convenzionato ad uno dipendente con il SSN, vedrebbe messa in discussione la sua funzione di cassa previdenziale per i medici. Ormai da tempo l’ente previdenziale ENPAM  viene percepito come organismo che vive e sopravvive per sé stesso e non già per fare gli interessi della categoria che lo sostiene  economicamente. ENPAM che, di fatto, condiziona tutte le trattative e le iniziative sindacali, come le condiziona anche la Fnomceo che, tramite il suo Presidente, ch’è anche parte di ENPAM.
Per dare risposte concrete alla crisi della professione  riteniamo che si debbano bandire concorsi ad hoc rivolti ai medici di medicina di medicina generale,  agli specialisti in cure primarie, da inquadrare con il contratto di specialistica ambulatoriale o di dipendenza, lasciando ai giovani assunti la scelta  volontaria di che  tipo di contratto di lavoro avere. Questo potrebbe rappresentare una chiave di volta per la crisi della medicina generale nella nostra Regione.

Ufficio Stampa