Comunicato Stampa
Accesso alla Facoltà di Medicina: occorre una scuola di specializzazione universitaria
con uno specifico settore!
Dichiarazione di Pina Onotri Segretario Generale Sindacato Medici Italiani (SMI)

Roma, 25 febb.- Non basta riformare il sistema di accesso alla Facoltà di Medicina, per di più con  l’idea di una selezione dopo sei mesi di corso, così Pina Onotri, Segretario Generale dello SMI, nel giorno in cui parte la discussione  presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati  del provvedimento inerente la ‘Delega al Governo per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia’.
Il provvedimento in discussione potrebbe sembrare una soluzione per filtrare gli studenti, ma in sostanza il cosiddetto numero chiuso non viene assolutamente abolito o superato ma semplicemente rinviato al secondo semestre. Superare tutti gli esami del primo semestre è la pre-condizione per entrare nella graduatoria unica nazionale che deciderà, in base ai posti disponibili, chi accederà al secondo semestre.
Avremmo bisogno, invece, che la parte pubblica (Stato e Regioni) programmasse in maniera adeguata, il fabbisogno di medici, tenendo conto di tutte le variabili in campo. A partire  del numero dei medici che ogni anno, per scarsa attrattività del nostro SSN, emigrano all’estero. Un fenomeno in forte crescita e che potrebbe incidere in maniera decisiva sul calcolo del fabbisogno dei sanitari.
Ci chiediamo, a questo punto, ma le università private decideranno loro stesse le regole di accesso ai propri corsi? Per non parlare delle università telematiche che offrono corsi on line per i loro iscritti, senza tener conto che la medicina non è solo una disciplina teorica ma richiede competenze pratiche, abilità cliniche e una profonda comprensione. Tutto questo potrebbe  rappresentare una criticità che potrebbe creare delle difformità e sulla selezione e sulla preparazione degli studenti. Per questi motivi solleviamo forti dubbi sull’efficacia delle università̀ telematiche e on line per gli studi di medicina e chirurgia.
Sosteniamo, per queste ragioni, da tempo, un vero e proprio salto culturale che porti a una nuova formazione per la medicina generale. Servirebbe una scuola di specializzazione universitaria, con uno specifico settore, che formi medici specialisti nelle cure primarie/assistenza sanitaria primaria. Un percorso specialistico che consenta di acquisire maggiori competenze, omogenee sul territorio nazionale, per affrontare le sfide del futuro. La costituzione di un settore scientifico disciplinare, consentirebbe a giovani medici di intraprendere ruoli universitari portando a sviluppare la ricerca sul territorio, elemento indispensabile per una qualità delle prestazioni e allo stesso tempo di garantire l’attività sul territorio nel caso di carenza.
Occorrerebbe, infine, prevedere specifici bandi/concorsi per quei medici di medicina generale che negli anni hanno acquisito competenze in ricerca e formazione.

Ufficio Stampa