Comunicato Stampa
Carenza Assistenziale nella Provincia di Napoli e in Campania: “Non decolla il passaggio al ruolo unico di assistenza primaria per i medici di medicina generale”
Dichiarazione di Giovanni Senese Segretario Regionale Campania Sindacato Medici Italiani (SMI)

Napoli, 11 mar.- La mancata adesione alla manifestazione d’interesse al ruolo unico in tutta la Campania in caso di carenza assistenziale sembrerebbe, secondo indiscrezioni, grave perché segnala la grande sofferenza della professione di medico di medicina generale nella nostra Regione, così Giovanni Senese, Segretario Regionale Sindacato Medici Italiani (SMI) Campania.
L’ultimo Accordo Collettivo Nazionale (ACN) prevede, infatti, che in caso di carenza assistenziale, prima di procedere alla pubblicazione degli incarichi vacanti come previsto dall’ultimo ACN, le Aziende Sanitarie propongono ai medici, già titolari di incarico a tempo indeterminato del ruolo unico di assistenza primaria a ciclo di scelta all’entrata in vigore dell’ACN, il completamento dell’impegno settimanale con attività a rapporto orario.
Si stabilirebbe, in questo modo, che ai medici già titolari di incarico a tempo indeterminato del ruolo unico di assistenza primaria a rapporto orario (24 ore), il completamento dell’incarico fino a 38 ore settimanali; con contestuale iscrizione nell’elenco di scelta ed apertura dello studio medico nell’ambito territoriale carente ricompreso nell’ Aggregazione Funzionale Territoriale (AFT) di riferimento, nel limite del massimale orario/scelte con modulazione dell’attività oraria rispetto al carico assistenziale. L’accettazione del completamento comporta il passaggio al ruolo unico di assistenza primaria.
La mancata adesione da parte della maggioranza dei medici di famiglia alla manifestazione di interesse al ruolo unico in tutta la Campania, se confermata, non potrà essere sottovalutata. Bisognerà capire per quale motivo la gran parte dei medici in attività che non hanno accettato quanto previsto dall’Accordo Collettivo Nazionale 2024.
Occorre, a questo punto,  che la parte pubblica, Governo e Regione, investa sulla medicina di prossimità con politiche che incentivino l’immissione di giovani professionisti nel campo della medicina generale e che si cambi il paradigma delle politiche per la sanità.
A tutti i livelli: dalla SISAC (Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati), ai Comitati Regionali ed Aziendali si dovrà tener conto del malessere profondo della categoria.

Ufficio Stampa