Roma, 7 mag.- Le diseguaglianze di genere nel mondo del lavoro, il non conciliare i tempi di vita, quelli di cura per i propri familiari con la vita professionale sfavoriscono le donne e anche le donne medico di medicina generale, alle quali ad oggi non viene riconosciuta la maternità, così Pina Onotri, Segretario Generale dello SMI, in vista della celebrazione della prossima Festa della Mamma.
Ci sono state colleghe medico di famiglia che hanno lavorato anche fino a due giorni prima del parto per l’impossibilità di trovare sostituiti e perchè non gli venivano riconosciuto i permessi per la maternità.
Al 31 dicembre 2022 le donne medico del SSN sono oltre 53.000 e hanno superato il numero di medici uomini, rappresentando oltre il 52% del totale dei medici.
I dati relativi al numero di assunzioni confermano la maggiore immissione nel sistema di medici donna: nel corso del 2022 le donne assunte sono state circa 46.000 unità pari al 68,1% del totale degli assunti. Con riferimento alla distribuzione per fasce di età, si nota come le donne risultino generalmente più giovani dei propri colleghi uomini.
Delle giovani dottoresse solo il 50 % ha figli e di queste una su due ha un solo figlio: questo la dice lunga sui tempi di conciliazione vita lavoro. L’insufficienza o l’assenza dei servizi per la prima infanzia condizionano la vita e il benessere delle madri. Non sorprende se la natalità tocca il minimo storico con solo 1,18 figli per donna e che il 20% delle donne smette di lavorare dopo essere diventata madre.
Chiediamo che si prenda atto di questo grande cambiamento nella composizione della professione medica e che si svolga un monitoraggio annuale per esaminare la condizione delle donne medico al fine di trovare risorse per garantire le tutele in materia di gravidanza e maternità. Più tutele sul lavoro (malattia e infortunio). Più previdenza e assistenza (non si può chiedere a nessuno, ma soprattutto alle donne di andare in pensione a 70 anni).
Proponiamo, inoltre, l’attivazione di un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere per le professioni sanitarie e mediche, con l’obiettivo di ridurre il divario di genere in tutte le aree che presentano maggiori criticità.
È necessario, in altre parole, che la crescita della componente femminile in sanità coincida con un cambio radicale dell’organizzazione del lavoro, anche in virtù dell’avvento, sulla scena dell’assistenza e della cura, di nuove generazioni di professionisti, portatori di valori diversi rispetto al passato.
Occorre costruire una politica e una visione per la medicina convenzionata e per quella dipendente del SSN al femminile che svolga un ruolo propositivo per le politiche attive per le donne nella professione.
Ufficio Stampa