Roma, 27 mag.- Vorremmo, innanzitutto, ringraziare la Camera dei Deputati per aver invitato il Sindacato Medici Italiani a questa audizione sul Ddl 2365 che comprende misure per la riduzione delle liste d’attesa e altre disposizioni in materia sanitaria. Entrando nel merito della discussione sul Ddl 2365 comprendente misure per la riduzione delle liste d’attesa e altre disposizioni in materia sanitaria.
L’articolo1 (Disposizioni in materia di prescrizione ed erogazione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale):accogliamo positivamente il provvedimento in favore dei malati oncologici per garantire loro tempi certi per gli accertamenti diagnosti e strumentali tenendo conto delle classi di priorità.
Ricordiamo che già il PNGLA 2019/2021 ha introdotto l’obbligo per i medici di valorizzare tutte le prescrizioni diagnostiche e specialistiche con le classi di priorità. Ad oggi, invece, solo in pochissimi casi le strutture erogatrici hanno dato seguito a quel codice di valorizzazione, creando un disservizio nei confronti dell’utente. Con il risultato di duplicazioni di richieste accertatorie a cui i medici spesso hanno tentato di ovviare riprescrivendo la ricetta con la classe di priorità diversa al sol fine di far sì che il paziente potesse trovare una finestra informatica utile per la prenotazione anche a scapito dell’appropriatezza, piuttosto che nessuna prenotazione. Per tale ragione diversi medici della regione Liguria sono stati indagati dai Nas ed indagini sono state avviate anche in Lombardia.
Auspichiamo che il regime di tutela che viene previsto per i malati oncologici venga esteso a tutti i malati, in primis quelli anziani, fragili e non autosufficienti; e che si stigmatizzi che i medici di medicina generale non possono essere capri espiatori di un sistema di agende di prenotazione che non funziona.
l’articolo 2 prevede l’istituzione e il funzionamento, presso il Ministero della salute, del Sistema nazionale di governo delle liste di attesa.
Prendiamo atto della volontà di risolvere l’annoso problema delle liste di attesa che si è venuto ad intensificare soprattutto nel periodo post covid; e siamo soddisfatti che finalmente questa questione ritorni al centro del dibattito politico. La centralizzazione del governo delle liste d’attesa presso il Ministero ci sembra un buon segnale, rispetto alle soluzioni frammentarie e diseguali messe in atto dalle Regioni.
I motivi delle lunghe liste di attesa sono d’attribuire a dieci anni di tagli di personale e di strutture e ad una errata programmazione di fabbisogno di personale sanitario.
Occorre prevedere più investimenti per il SSN di quelli che sono stati, fortunatamente, maggiori in valore assoluto in questi ultimi anni. Ma sui quali il nostro Paese non è riuscito, ancora, ad invertire il rapporto PIL/ spesa sanitaria come invece avvenuto per altri paesi in area UE.
Abbiamo bisogno di assicurare a tutti i cittadini, al di là delle condizioni sociali e delle aree territoriale di appartenenza, l’erogazione delle prestazioni entro tempi adeguati rispetto alle patologie e alle necessità di cura, assicurando a tutti la fruizione dei Livelli Essenziali di Assistenza. Su questo punto permetteteci quindi di fare un inciso riguardante la strumentazione di 1 livello che inserito all’art.1 comma 6 di questo DDL. Doveva essere già attuativa dopo la Legge di Bilancio 2020, di cui all’art.1 comma 449 e alla Legge 160/2019, poi riconfermata nel 2022. Sulla dotazione strumentale le Regioni e le aziende sanitarie sono andate in ordine sparso, con il risultato che ci sono medici di medicina generale che sono già all’opera in certe asl per abbattere le liste d’attesa (vedi Trentino che ha ricevuto nei propri studi tutte le attrezzature diagnostiche di primo livello già venti giorni fa) ed altre Regioni che accumulano ritardi inenarrabili verso cittadini ammalati.
L‘articolo 6 riguarda i limiti massimi anagrafici per il collocamento a riposo dei docenti universitari che svolgono attività presso enti e aziende del SSN.
L’aumento dell’età pensionabile a 72 anni per questi dirigenti medici, infatti, non può essere una soluzione al problema di carenza di personale, se solo pensiamo alla difficoltà che hanno gli ultra settantenni anche solo a rinnovare la patente e anche perché una persona non può lavorare per la maggior parte della propria vita.
L’articolo 7 prevede norme riferite al reclutamento del personale sanitario. In particolare, consente alle regioni e agli altri enti del SSN di reclutare il personale del comparto e della dirigenza medica, sanitaria e delle professioni sanitarie attraverso contratti di collaborazione coordinata e continuativa. In questo modo si vorrebbe contrastare il fenomeno dei cosiddetti gettonisti per ridurre le liste di attesa. Siamo del parere che non si affrontano le questioni strutturale della carenza di medici nel SSN né si combatte fino in fondo il fenomeno della precarietà del lavoro in sanità. Servirebbero, invece, migliaia di nuove assunzioni a tempo indeterminato per porre un freno alla crisi del SSN. La crisi del sistema ospedaliero è gravata dai problemi legati ai pensionamenti, all’aumento dell’età pensionabile per la Dirigenza Medica, al mancato finanziamento di un piano straordinario di assunzioni senza rimozione del tetto di spesa per il personale. L’abbattimento delle liste di attesa non si possono risolvere solo con il maggior ricorso alle prestazioni aggiuntive. Ricordiamo inoltre che i medici dirigenti sono ancora in attesa del perfezionamento della legge sulla responsabilità professionale e subiscono ancora violenza nei Pronti Soccorsi Italiani, nei Servizi del 118, nei SERD, nei reparti psichiatrici e negli altri reparti di degenza e nelle attività territoriali.
L’articolo 13 prevede la possibilità di utilizzo dello strumento della telemedicina, nello specifico la televisita, per la certificazione di malattia, anche con riferimento ai casi di visite mediche volte a verificare lo stato di malattia dei lavoratori assenti dal lavoro. È una misura che il Sindacato Medici Italiani condivide da sempre e anche per questo ha firmato l’ACN della medicina generale 2024 dove è previsto per il medico a ruolo unico l’attività in telemedicina. Nei mesi scorsi SMI, a supporto di queste convinzioni, ha lanciato una petizione sull’argomento, petizione che ha raccolto 20.000 firme. Ed esprimiamo piena soddisfazione per l’accoglimento dell’istanza di tanti medici e cittadini.
Ricordiamo, infatti, che l’enorme richiesta di certificazioni per malattie brevi (circa l’80% delle richieste )soprattutto in alcuni periodi dell’anno, provoca un overboarding dei presidi sanitari, sia ospedalieri che territoriali (tra l’altro già in sofferenza per carenza di personale), che fa da barriera all’accesso dei pazienti che necessitano di assistenza medica reale e non burocratica.
Abbiamo, infine, qualche perplessità sulla necessità di prevedere con l’articolo 16 l’ istituzione della scuola nazionale dell’alta amministrazione sanitaria a fronte della grande offerta formative degli atenei italiani. Servirebbe, a nostro avviso, invece, una scuola di specializzazione universitaria che formi, grazie a Professori universitari nominati dal Ministero dell’Università, medici specialisti nelle cure primarie/assistenza sanitaria primaria. Dotati di borse di studio alla pari di coloro che oggi sono attratti dalle Specialità note. Un percorso specialistico che consenta di acquisire maggiori competenze, omogenee sul territorio nazionale, a fronte di una formazione frammentaria, regionalistica, e di carattere non universitario.
Se non equipariamo infatti i nostri giovani all’Europa che ci circonda, non potremo poi lamentarci se essi, la Specialità in Medicina generale, andranno a cercarla negli altri Stati dell’Unione.
Ufficio Stampa