Egregio Direttore,
Nel leggere l’interessante articolo di Michela Nicolussi Moro del 20 giugno 2025 sulle mancate accettazioni delle zone carenti per la medicina generale in Veneto ritengo utile analizzare alcuni punti aggiuntivi a quelli esplicitati per capire le difficoltà dei giovani colleghi medici.
Il Veneto non ha un Accordo Integrativo Regionale (AIR) che definisca il ruolo unico per la medicina generale. Colui che dovrebbe scegliere questo lavoro, dopo 3 anni di preparazione e un diploma, in realtà non sa cosa farà, né dove lo farà, per le quote orarie (da 38 a 6 ore settimanali), né tantomeno quanto queste ore saranno retribuite. Si accetterebbe un lavoro con queste premesse? Da gennaio 2024 il Sindacato Medici Italiani chiede che venga definito l’AIR che serve per concordare questi elementi e togliere dall’incertezza chi sceglie di fare il medico di medicina generale.
Dalla firma dell’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) del 2023 la Medicina Generale attende che la Regione Veneto realizzi quanto appunto l’ACN, il PNNR, il DM 77/2022, che definisce modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale e, ancora prima, la Legge Balduzzi, prevedono.
Solo da quindici giorni, dopo continue richieste abbiamo iniziato ad essere convocati per le trattative come rappresentanze sindacali di categoria. Non sembra che sia un po’ tardi per una riforma così importante che deve essere realizzata entro fine anno/inizio 2026? La direzione regionale era “presa” da altre questioni o non riteneva prioritario dire a dei professionisti cosa si aspettava e cosa era disponibile a investire per l’assistenza territoriale ai suoi cittadini? Sorge il dubbio che forse non voleva dichiarare come voleva finanziare tutto ciò.
Ad oggi circa il 70% dei medici di famiglia deve sborsare dai 300 ai 400 euro mensili di tasca sua per garantire personale di accoglienza ai pazienti. Tutte le spese di affitto e utenze (gas, luce, acqua, telefonia e linee internet, pulizie carta toner stampanti) sono a carico del singolo medico che ad ora non sa quale sarà il suo reale stipendio.
A fronte di un impegno certo nel quantum, ma non definito nei modi, non è presente una auto organizzazione come caratteristica del contratto in convenzione, quello dei medici di famiglia, e per contro non sono previste tutele (malattia, ferie, maternità, distacchi per cure parentali). I medici di medicina generale non sono dipendenti ma devono rispettare degli obblighi senza poter usufruire di tutele: oggi chi sceglierebbe un lavoro con queste caratteristiche?
Certa della sua comprensione per chi lavora, la saluto cordialmente.
Liliana Lora
Segretaria Regionale Veneto
Sindacato Medici Italiani (SMI)
Venezia, 23 giugno 2025
Ufficio Stampa