Comunicato Stampa
Mobilità sanitaria: la Calabria è negli ultimi posti.
Per il rilancio della sanità calabrese occorrono scelte strutturali!
Dichiarazione di Cosmo De Matteis, Presidente Nazionale Emerito
Sindacato Medici Italiani  (SMI)

Cosenza, 12 sett- Gli ultimi dati  dell’ Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), appena pubblicati, sulla  mobilità sanitaria confermano il forte  divario tra Nord e Sud del Paese. La Calabria è al penultimo posto, con un deficit di spesa  e il trasferimento verso altre regioni di prestazioni sanitarie dal valore di ben 191 milioni di euro. Questa situazione è stata determinata anche da  scelte inadeguate da parte della Regione Calabria, così Cosmo De Matteis, Presidente Nazionale Emerito dello SMI.
Non è stato neppure utile l’impiego di medici provenienti dall’estero: la Calabria, continua ad essere una delle principali regioni dove persiste una forte migrazione sanitaria verso le regioni del Nord. Sono tanti i malati calabresi, spesso indigenti, che sono costretti a spostarsi in altre regioni per ricevere cure adeguate, affrontando enormi sacrifici non solo economici. Il grande sottofinanziamento, che parte da più di dieci anni addietro, la progressiva carenza di personale sanitario, l’incapacità di ridurre le diseguaglianze e l’inevitabile avanzata del privato hanno determinato la progressiva erosione del diritto costituzionale alla tutela della salute in Calabria.
Nemmeno l’utilizzo dei medici cubani è servito a invertire questa condizione del SSR,  anzi stiamo assistendo, in questi ultimi giorni, ad un abbandono di questi  medici stranieri dagli ospedali pubblici calabresi, (gli ultimi casi negli ospedali di Paola e di Cetraro) a  causa dei pesanti  carichi  di lavoro e  dei bassi stipendi.
La condizione del sistema  regionale sanitario calabrese è in ginocchio in tutti i suoi ambiti. Il 118, per esempio,  ha  sempre più  ambulanze che soccorrono malati ma senza medico a bordo. Stessa condizione di mancanza di personale viene riscontrata per  le postazioni delle Guardie Mediche,  dove nel distretto di Cosenza  per 19 postazioni di guardia medica vi sono solo 12 titolari. Condizione che si ripete per gli altri distretti, determinando di  fatto che per  notte e festivi non vi sia  l’assistenza, così come per quella a  domicilio.
Auspichiamo, che si possa voltare pagina e che davvero la sanità, a partire da quella pubblica, ritorni al primo posto nell’agenda della Regione Calabria. Occorrono  scelte strutturali,  accompagnate  da percorsi di  partecipazione e di condivisione  con le associazioni, con i sindacati dei medici e dei sanitari per ricostruire e rifondare la sanità, la medicina territoriale e il sistema ospedaliero della nostra Regione.

Ufficio Stampa