Comunicato Stampa
Lettera al Direttore
Riflessioni, proposte sulle liste di attesa e sui servizi sanitari
Di Ludovico Abbaticchio, Presidente Nazionale Sindacato Medici Italiani (SMI)

 Roma, 4 dic.- Gentile Direttore,

il provvedimento licenziato l’anno scorso istituisce, presso l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) la Piattaforma nazionale per le liste d’attesa di cui usufruisce il Ministero della Salute per conoscere i tempi di attesa delle prestazioni, Regione per Regione.
Prestazioni che andranno comunque garantite anche attraverso l’apertura a centri accreditati o convenzionati. Le visite diagnostiche e specialistiche vengono estese nel weekend con la possibilità anche di un ampliamento delle fasce orarie delle prestazioni. Ma ci chiediamo con quale personale, se vige ancora il tetto di spesa per l’assunzione di nuovi medici? Sicuramente rivedere il lavoro dei CUP, rendere più efficace sul piano clinico il lavoro della medicina territoriale ormai massacrata dalla burocrazia, rendere più fluida la prescrizione diretta della specialistica ambulatoriale evitando “i giri di campo” del paziente verso poi l’ambulatorio del medico di medicina generale, e migliorare attraverso l’informazione al cittadino la conoscenza dei luoghi pubblici informativi dove rivolgersi.
Le Regioni bisognerebbero che istituzionalizzassero un tavolo ristretto di medici e operatori della salute che sappiano stare “in sala operatoria“ con alcuni amministratori pubblici del settore, competenti con un mandato anche di intervento e verifica della funzione dei servizi con logiche di collaborazione e risoluzione delle difficoltà in loco.
Invece, ancora una volta si punta sul privato accreditato, indebolendo il sistema pubblico di tutela della salute. Le attese per le visite riguardano la maggior parte dei cittadini e sono quelle a cui siamo generalmente sottoposti per ricevere una visita specialistica o un accertamento diagnostico; un problema diffuso e percepito come ostacolo da molti pazienti, e che rischia di minare la credibilità e la fiducia nel nostro sistema sanitario.
Occorre togliere questi blocchi che determinano la crescita delle liste di attesa, per inaugurare una nuova fase della sanità nel nostro Paese che permetta, finalmente, la fruizione di prestazioni ambulatoriali e di ricovero da parte dei cittadini.
Nuovi investimenti per il SSN con un diverso rapporto PIL/ spesa sanitaria, bloccare la fuga di professionisti e di prestazioni verso il privato, rimuovere i tetti di spesa per il personale medico e sanitario, sono queste le soluzioni a cui puntare. Con l’avvento della autonomia differenziata tra povertà in aumento e servizio pubblico al collasso il sistema salute sarà messo in ginocchio e a pagare saranno maggiormente minori e anziani in povertà relativa e assoluta. Queste leggi devono essere respinte e puntare su una seria riforma sanitaria ospedaliera e territoriale, una nuova visione dell’assistenza sociosanitaria di prossimità. Le ASL, con i comuni e le istituzioni preposte, dovrebbero attraverso i nuovi contratti nazionali e regionali creare maggior investimento dell’assistenza domiciliare con una nuova visione politico finanziaria.

Ufficio Stampa