Comunicato Stampa
Crisi della Guardia Medica di Oristano
“Le ASL, il Governo Regionale e Nazionale devono decidere se vogliono essere parte del problema, o parte della soluzione ! “
Dichiarazione di
Luciano Congiu
Vice Segretario Regionale Sardegna
Sindacato Medici Italiani (SMI)
Oristano, 4 sett.- “Da tanti anni nella Guardia Medica di Oristano lavoravano 12 medici, in tre per turno ogni quattro giorni per servire 40mila pazienti (e sarebbero dovuti essere di più, visto che negli Accordi Nazionali è previsto che vi sia in turno un Medico di Guardia ogni 5000-6500 abitanti). In più, oltre al progressivo invecchiamento della popolazione, rispetto al passato, vi sono anche i pazienti degli hospice e delle varie case di cura – che negli ultimi anni sono aumentate di numero e che non hanno un medico di turno per la notte. Senza contare la recente richiesta di occuparsi anche della popolazione del carcere e dei turisti, dato che quest’anno non è stata attivata la Guardia Medica Turistica dedicata e non c’è un numero sufficiente di colleghi che si occupano di medicina penitenziaria.
Le criticità, inoltre, si sono ulteriormente acuite a causa del crescente numero di persone senza medico di famiglia. Nel solo distretto di Oristano vi sono più di 5000 residenti i quali ormai sempre più spesso si rivolgono alle Guardie Mediche per richieste di prestazioni non previste dal loro contratto di lavoro, ovvero per compiti tipici della Assistenza Primaria (come le prescrizioni di visite, esami, ricoveri programmati, ecc.) per le quali il Servizio di Continuità Assistenziale è inadatto e non attrezzato.
Questo clima e queste condizioni hanno portato i colleghi della Guardia di Oristano a doversi sobbarcare di un carico di lavoro eccessivo ed esorbitante rispetto al passato, a cui si sono aggiunti le suddette richieste improprie.
Forse per via di informazioni sbagliate, e ad una mancata informazione adeguata da parte della ASL che ha portato a incomprensioni e disagi all’utenza le quali in più occasioni negli ultimi mesi hanno avuto come conseguenza delle vere e proprie aggressioni verbali, che solo per un caso non sono sfociate in aggressioni fisiche.
Oltre al danno la beffa! Se infatti da un lato vi è stata la necessità di svolgere un numero di mansioni eccessive previste, dall’altro si è aggiunto un carico di prestazioni non previste né concordate, e per tanto non retribuite. Mentre, nello stesso periodo, in altri distretti della stessa provincia sono state attivati gli ASCOT (Ambulatori straordinari di comunità territoriali) i cui medici ricevono una paga oraria quasi tripla per effettuare esclusivamente per quest’ultimo tipo di mansioni, ovviamente senza il carico dei compiti previsti dalla Guardia Medica che inoltre lavora esclusivamente di notte e nei giorni festivi. ” così Luciano Congiu, Vice Segretario Regionale Sardegna SMI.
“Sino a Giovedì 31 Agosto 2023 erano presenti 12 medici: tre titolari (a tempo indeterminato) più nove medici trimestrali (a tempo determinato). La situazione è precipita lunedì 28 agosto, quando era prevista la convocazione presso gli uffici della ASL per prorogare il contratto dei suddetti trimestrali o per assumere dei nuovi Medici. Nessuno di questi, come era prevedibile dopo le suddette vicende, ha scelto di rinnovare l’incarico e nessun altro ha accettato di subentrare. A questo punto, i tre titolari di incarico a tempo indeterminato si sono ritrovati da soli e, di conseguenza, nelle condizioni di coprire solo un quarto dei giorni del mese, ovvero quelli in cui possono lavorare contemporaneamente tutti e tre. Si è così determinata una grave situazione di emergenza per l’assistenza, perché per gran parte del mese di settembre non c’è nessuno medico in turno per la Guardia Medica di Oristano. Cercando di correre ai ripari, la ASL di Oristano ha cercato di imporsi goffamente con un ordine di servizio (pretendendo che i tre titolari coprissero da soli i turni di tutto il mese di settembre, normalmente assicurati da non meno di 12 professionisti), senza tener conto del fatto che i medici di Guardia Medica non sono dipendenti della ASL, ma dei liberi professionisti che lavorano con un rapporto di convenzione. Vorremmo ricordare, infatti, che il medico convenzionato non è soggetto ad ordini di servizio, ma deve solamente ottemperare ai suoi obblighi contrattuali. L’azienda sanitaria di conseguenza ha solo un potere di controllo sulle mansioni svolte. Nel caso in cui la stessa volesse proporre dei compiti aggiuntivi rispetto al contratto, deve proporre un nuovo accordo aziendale”.
“Siamo convinti che a questa crisi del servizio di Continuità Assistenziale non si possa rispondere con atti autoritari e ordini di servizio impropri. È urgente, invece, individuare politiche nazionali e regionali che diano risposte concrete alle istanze dei medici e dei bisogni di salute dei cittadini sardi; basta guardare alla situazione di Oristano, dove vi sono più di 5000 cittadini senza medico di famiglia, per rendersi conto delle dimensioni di questa catastrofe. Non servono medici gettonisti che costano tantissimo alle finanze pubbliche alimentando una disaffezione verso il servizio pubblico, rispetto all’impiego di medici convenzionati per assicurare i servizi della Continuità Assistenziale, ma occorrono nuovi investimenti per la sanità e la medicina di prossimità e una seria programmazione in ambito regionale, che non si intravede. Siamo, per queste ragioni, al fianco dei medici di Oristano che si battono per tutelate il loro lavoro, la loro dignità e la loro professionalità che tutte insieme garantiscono l’assistenza e le cure adeguate alle necessità di tutti i cittadini, residenti e non”.
“Quello che sta succedendo ad Oristano però riguarda tutta la Regione, e non solo. Perché ciò che sta succedendo può essere considerato come l’anteprima di quanto succederà nei prossimi mesi e anni nel resto della Sardegna e nel resto d’ Italia. Perché se da un lato i medici del Servizio Pubblico continueranno a diminuire sempre di più, non sarà soltanto a causa della curva dei pensionamenti che in questi anni raggiunge il suo massimo (dato che oltre la metà dei professionisti sanitari hanno più di 60 anni!), ma perché è ormai chiaro che i medici sono ormai stanchi ed esasperati, e non vogliono essere più spremuti come limoni: a causa di un carico di lavoro ogni anno sempre maggiore, ricevendo per di più quasi le stesse paghe di 30 anni fa, ormai da fame. Visto che a causa dell’inflazione, ancor di più negli ultimi anni, gli stipendi già inadeguati ieri oggi sono diventati semplicemente inaccettabili; pertanto le ASL, il Governo Regionale e Nazionale devono decidere se vogliono essere parte del problema, o parte della soluzione!” conclude Congiu.
Ufficio Stampa