Comunicato Stampa:
Coronavirus: “La partecipazione dei medici di medicina generale in cooperative non garantisce l’uniformità dell’assistenza su territorio”
Dichiarazione di Enzo Scafuro
Segretario Regionale SMI Lombardia
Milano, 7 maggio – “Siamo venuti a conoscenza che la ASST MILANO OVEST organizzerà un check up per pazienti con sintomi sospetti per sindrome da Covid 19 con l’effettuazione in giornata di prelievo, ECG, RX torace e tampone naso faringeo”, così Enzo Scafuro, Segretario Regionale del Sindacato Medici Italiani della Lombardia rende pubblica una lettera inviata al Direttore Generale Welfare, Luigi Cajazzo e al Direttore Generale dell’ATS Milano Città Metropolitana, Walter Bergamaschi.
“Secondo il Sindacato Medici Italiani questa scelta crea una disparità enorme, sia tra medici di assistenza primaria, che tra gli stessi cittadini”.
“Il Sindacato Medici Italiani (SMI) sostiene, a conferma delle azioni già intraprese ed alcune ancora in atto, che l’assistenza territoriale in questa emergenza sanitaria non possa identificarsi sulla falsariga della gestione della cronicità, legandola alla partecipazione del medico di medicina generale in cooperative, definendone la figura di unico gestore così come individuato dalla Dgr n.6551/2017”.
“Lo SMI ritiene che questo compito sia delle strutture a ciò preposte e si batte affinché la prevenzione e la tutela della salute vengano regolate in maniera uniforme su tutto il territorio e per tutti i cittadini, favorendone l’accesso alla diagnosi e alle cure così come regolato dalla nostra Carta Costituzionale”.
“Su questo il Sindacato Medici Italiani chiama in causa anche il Direttore Generale della ATS Milano Città Metropolitana, Walter Bergamaschi: i medici di assistenza primaria stanno da sempre segnalando sul portale N-COV e su altri portali ove attivati dalle ATS i pazienti positivi, quelli con contatto sintomatici e i contatti di caso asintomatici e senza per questo partecipare a cooperative o svolgere la propria attività presso sparuti presidi socio sanitari territoriali (PRESST) che erano stati definiti già nel 2015, ma mai attuati pienamente”.
“Egregio direttore, continua Scafuro, per ridurre questo vulnus anche giuridico, il Sindacato dei Medici Italiani chiede un suo intervento affinché venga adottato un protocollo unico su tutto il territorio regionale, dando a tutti i medici uguali opportunità diagnostiche e terapeutiche”.
“Siamo oltremodo certi che una assistenza a “macchia di leopardo” non possa essere tollerata in questa fase pandemica dagli incerti sviluppi, per evitare disparità diagnostiche terapeutiche e per dare risposte adeguate ai cittadini, ai pazienti ed alle loro associazioni” conclude Scafuro.
L’ufficio Stampa SMI