Comunicato Stampa:
Medici Fiscali e coronavirus
Lettera Aperta di Piera Mattioli
Responsabile Nazionale dei medici fiscali del Sindacato Medici Italiani (SMI)
Al Presidente dell’Inps Prof. Tridico
Al Presidente dell’ENPAM dott. Oliveti
Al Presidente della FNOMCEO dott. ANELLI
Al Ministro della Lavoro Catalfo
Roma, 3 giugno
Gent. mi tutti,
Ormai più di 7 anni fa ci siamo rivolti all’ Enpam per chiedere la rateizzazione dei versamenti dei contributi previdenziali obbligatori dopo che l’Inps ci ridusse il lavoro del 75% in una sola notte e senza alcun preavviso. Siamo grati al Presidente Oliveti. Ad oggi usufruiamo ancora di questa agevolazione. Il 27 febbraio ultimo scorso, già in piena emergenza coronavirus, sono stata ricevuta dallo stesso Presidente Oliveti, insieme ad altri rappresentanti sindacali dei medici fiscali, per esporre la situazione di colleghi rimasti senza lavoro perché alcune province nel frattempo erano divenute zone rosse.
Ci fu assicurato che si sarebbe riunito il CdA dell’Ente per decidere riguardo un sussidio d’assegnare a chi si sarebbe trovato senza lavoro e se si fosse deciso positivamente sarebbe stato sempre necessario un “visto” da parte dei ministeri competenti.
Tutta Italia, il 9 marzo è divenuta zona rossa e i medici fiscali appunto da quella data sono senza reddito.
Tengo a precisare che durante la riunione del 27 febbraio espressi che il bonus fosse riservato solo a chi fosse rimasto senza alcun reddito.
Invece è stato deciso che ad usufruirne sarebbero stati ad esempio anche i dipendenti ospedalieri: quindi 1000 euro (questa la cifra decisa) sia al medico fiscale rimasto senza alcun lavoro, molto spesso in condizione di monoreddito, che al dipendente ospedaliero che si era visto ridurre del 33% le entrate da attività libero professionale.
Tuttavia, giustificando i 1000 euro per i colleghi ospedalieri, perché non si è riconosciuto ai medici fiscali l’indennità di calamità? Non abbiamo subito danni alla prima abitazione o allo studio professionale che non possediamo, ma gli uffici Inps sono stati chiusi, la nostra attività è stata interrotta, su tutto il territorio nazionale, non per nostra volontà ma a seguito delle misure di lockdown in tutto il Paese.
Il requisito per usufruire del sostegno è la riduzione del reddito del 33% dal 21 febbraio al 22 maggio rispetto al reddito dell’ultimo trimestre del 2019.
Incredibilmente molti medici fiscali monoreddito, non ci sono rientrati e perché? Perché magari nell’ultimo trimestre del 2019 hanno percepito 6 mila euro e nel trimestre di riferimento 5000 o 5500 (redditi di dicembre e gennaio).
Chi ha più diritto di usufruire del bonus rispetto al medico fiscale monoreddito?
Non pensate che per chi resta senza lavoro, non per sua responsabilità, senza ancora alcuna prospettiva e notizia di ripresa dello stesso debba essere aiutato fino a che non lo riprenda?
Non è da ritenere assurdo che un professionista, che presta il suo lavoro da sempre e solo per l’Inps e che versa i suoi contributi in un altro ente privato, debba trovarsi per mesi senza alcun reddito non per propria volontà?
Noi comunque non siamo qui per chiedere un bonus per sempre. Vogliamo tornare a svolgere la nostra attività ma oltre a non avere risposte siamo venuti a conoscenza che le visite mediche per invalidità civile restano sospese fino al 31 luglio 2020 e presumiamo, perché nessuno ci ha informato, anche l’attività di medicina fiscale. Tutti gli accertamenti sanitari per la concessione, il rinnovo o il riesame delle istanze di invalidità civile, cecità civile, handicap e disabilità sono quindi rinviate ad agosto quando l’emergenza coronavirus sarà terminata, salvo eventuali proroghe o diverse disposizioni che saranno attuate dal governo. Le attività delle commissioni mediche dell’Inps continueranno, però, ad essere svolte a distanza, in regime di smart working e la presenza del personale negli uffici Inps sarà limitata ad assicurare le attività indifferibili e gli accertamenti sono solo sulla carta , tanto che l’Anmic (l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) ha fortemente protestato. Va detto che valutare molti casi di invalidità civile solo attraverso la documentazione presentata è impossibile.
Quindi mentre tutte le attività sanitarie sono riprese, tutti i sanitari sono tornati a svolgere la loro attività, i medici dipendenti Inps pensano che si possa riconoscere un’invalidità civile leggendo soltanto le carte.
A questo punto è legittima una domanda : sarebbe possibile anche per l’attività di medico fiscale?
Perché non farci inviare presso il nostro domicilio la documentazione sulla patologia temporanea del lavoratore? È possibile giudicare idoneo o non idoneo un lavoratore solo leggendo la documentazione ? Magari potremmo utilizzare una videochiamata.
Se non sarebbe possibile per la medicina fiscale o per la medicina di base rilasciare un certificato senza visitare il paziente perché è accettabile o legittimo per il riconoscimento di un’invalidità civile?
Le attività Inps riprenderanno forse dopo il 31 luglio.
Hanno ripreso a lavorare i dentisti, gli otorini, i chirurghi, i dermatologi, i medici del lavoro , i parrucchieri, gli estetisti, hanno riaperto le palestre, le piscine, i calciatori, perché le attività dell’Inps non possono riprendere adesso?
C’è più rischio ad infettare ed essere infettati durante una partita di calcio (sudore, respiro affannato, colpi di tosse ) con i calciatori senza alcun dispositivo di sicurezza o mentre si effettua una visita per il riconoscimento dell’invalidità civile o durante una visita fiscale?
È maggiormente esposto a contagiare o ad essere contagiato un medico di base, del pronto soccorso, del 118 o della CA o un medico del centro medico legale o un medico fiscale?
Gent.mi tutti,
Fino ad oggi abbiamo taciuto per rispetto dei colleghi che hanno perso la vita, per quelli che sono sul campo ma anche noi vogliamo tornare a lavorare utilizzando tutti i dispositivi di sicurezza secondo le linee guida che l’Inps ci proporrà e che ci ha già proposto prima del 9 marzo.
Aspettiamo ancora dall’ Inps le linee guida ma, come al solito, nessuna risposta ci è pervenuta.
Prima di concludere vorrei rivolgermi al Presidente della Fnomceo dott. Anelli. Ribadiamo che non abbiamo necessità di bonus carità una tantum ma di lavorare e mai come ora riteniamo che i tempi siano maturi per la stipula della convenzione tra i medici fiscali e l’Inps.
Presidente Anelli. i medici fiscali non rientrano neanche nell’assegnazione dei 50 crediti formativi perché non abbiamo svolto l’attività di medico durante il lockdown, ma non l’abbiamo scelto noi di non lavorare, anzi lo abbiamo fatto fino al 9 marzo, già in piena emergenza e avremmo continuato a farlo seguendo il protocollo di sicurezza di cui l’Inps ci aveva appena fornito. Avremmo potuto essere utili per individuare chi veramente aveva diritto all’indennità di malattia e potevamo individuare sul territori,in modo capillare, i casi sospetti e segnalarli alle autorità competenti. Quindi siamo rimasti senza tutele e senza diritti.
Davanti a questo scenario non ci possiamo dimenticare che abbiamo una legge, un decreto, un atto di indirizzo e una bozza inviataci dall’Inps che la maggioranza dei medici fiscali sindacalizzati approva. Adesso ci aspettiamo di avere una convenzione con delle tutele come tutti gli altri colleghi.
Le risorse dell’Inps sono le nostre, derivano, anche, dall’effettuazione delle visite fiscali.
Perché non firmare ora questa convenzione che doveva essere firmata già da 3 anni?
Vi saluto cordialmente.
L’Ufficio Stampa SMI