Comunicato Stampa
Il Consiglio di Stato ha annullato gli effetti del ricorso al Tar sulle USCAR:
“Continueremo la nostra azione a difesa della salute dei medici e dei cittadini!”
Dichiarazione di Cristina Patrizi, Responsabile Regionale Area Convenzionata
Sindacato Medici Italiani – Lazio
Roma, 19 dic.- “Il Consiglio di Stato ha annullato gli effetti del ricorso al Tar sulle USCAR che il nostro Sindacato aveva effettuato” così Cristina Patrizi, Responsabile Regionale Area Convenzionata Sindacato Medici Italiani Lazio, rende pubblica la notizia in merito alla sentenza del Consiglio di Stato.
“Nel Lazio, intanto, c’è voluto il ricorso al TAR dello SMI e di altre due organizzazioni sindacali per riuscire ad avere una comunicazione ufficiale delle modalità di attivazione delle USCAR! Abbiamo le mail ufficiali delle principali ASL romane risalenti a oltre la metà di novembre che provano questo. Tuttavia ad oggi non è noto come si possono attivare le USCAR in numerose altre ASL del Lazio. Nonostante tutto i medici di famiglia continuano ad assistere al domicilio oltre il 96% di tutti i pazienti COVID del Lazio” continua la sindacalista dello SMI.
“Due diversi collegi giudicanti, va sottolineato, hanno riconosciuto la correttezza delle nostre richieste (attivazione USCA a sostegno della medicina generale per l’attività domiciliare sui pazienti covid). Il Consiglio di Stato con una sentenza interpretativa, ne ha ribaltato gli effetti. A nostro sfavore si sono mobilitati gli interessi forti in campo medico e sanitario, unitamente al sindacato maggioritario della categoria”.
“Abbiamo tentato, insieme, altri due sindacati, che anche loro hanno fatto analogo ricorso, di tutelare legalità, onore, e professionalità di tutti i medici di medicina generale, oltre a garantire una assistenza adeguata, integrata e normata dal governo nazionale per i cittadini italiani. Questa sentenza, invece, va nella direzione voluta dalle regioni che pretendono la loro autonomia e dei dirigenti del sindacato che si è opposto che pretendono di gestire la sanità territoriale distribuendo incarichi al posto delle ASL e dei distretti”.
“Ad oggi siamo, ancora, costretti ad impegnarci ed a distrarre il tempo da dedicare alla cura degli assistiti per assolvere compiti burocratici o peggio privi di evidenze scientifiche certe, come per i tamponi antigenici rapidi, sempre in assenza di tutele minime e di adeguati strumenti di protezione individuale, e avendo sempre assolto agli obblighi deontologici di assistenza per gli oltre 80mila cittadini ammalati di Covid che non hanno avuto bisogno di ricovero ospedaliero”.
“Non si capisce poi cosa intenda il Consiglio di Stato quando scrive “sussistono ormai chiari indici che tale rischio sia subvalente rispetto al fattivo contributo che le figure mediche or ora menzionate possono dare nella lotta alla diffusione del virus”; forse il fatto che la regione Lazio abbia prodotto i dati dell’epidemia fino al mese di agosto non ha messo in evidenza il netto peggioramento in termine di diffusione del virus, di ricoveri e di morti, anche tra i medici ospedalieri e territoriali, degli ultimi mesi”.
“Saranno soddisfatti i dirigenti del sindacato, che ha sostenuto questo appello, firmando stralci ai contratti nazionali e regionali addirittura citati dal Consiglio di Stato. Amarezza e delusione sono al momento le nostre sensazioni. Ma non per questo ci fermeremo, abbiamo ben presenti le necessità dei nostri pazienti, come dei nostri colleghi!” conclude Patrizi.
Ufficio Stampa