Medici e dirigenti del Ssn vogliono “un tavolo sul personale” con Governo e Regioni:

Medici e dirigenti del Ssn vogliono “un tavolo sul personale” con Governo e Regioni: “Non bastano tecnologie e ristrutturazioni se non si investe sul personale”

La richiesta avanzata da tutte le maggiori sigle sindacati di categoria. Il confronto deve avviarsi a partire dal Pnrr perché “Gli investimenti in infrastrutture edilizie, tecnologiche e digitali devono prevedere le necessarie ricadute in termini di investimenti sulle dotazioni organiche”.

Le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria hanno chiesto di avviare con il Ministero della Salute e con le Regioni “un tavolo che affronti le politiche del personale e le relative ricadute sindacali”.

Ne dà notizia una nota a firma di diverse sigle  (ANAAO ASSOMED – CIMO-FESMED – AAROI-EMAC – FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO-SNR) – FP CGIL MEDICI E DIRIGENTI SSN – FVM Federazione Veterinari e Medici – UIL FPL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE AREE CONTRATTUALI MEDICA, VETERINARIA SANITARIA – CISL MEDICI).

Il confronto, scrivono i sindacati dovrà avviarsi a partire dal PNRR che cerca, con finanziamenti insufficienti, di risolvere tutte le criticità emerse durante la pandemia in merito allo stato delle strutture sanitarie, all’obsolescenza delle tecnologie diagnostiche e al ritardo digitale. Non basta, però, l’adeguamento strutturale degli edifici per migliorare la cura dei pazienti, così come tecnologia e posti letto, senza il personale necessario, rischiano di ridursi a semplici arredi”. 

Non vi è nel PNRR alcun accenno, nemmeno in una prospettiva futura – proseguono – alla necessità di aumentare le dotazioni organiche, anche per affrontare con finanziamenti strutturali, ovviamente a carico del FSN, la pandemia sommersa creata dalle decine di milioni di prestazioni negate e rinviate causa Covid-19, al ruolo dei medici e dei dirigenti sanitari in una rinnovata governance delle aziende sanitarie, alla riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi territoriali, specie nelle regioni meridionali, dove il numero dei posti letto in rapporto agli abitanti continua ad essere inferiore alla media nazionale, a sua volta inferiore alla media dei Paesi del G7, nonché al finanziamento dei Dipartimenti di prevenzione, salute mentale e medicina dei servizi molto al di sotto dello standard previsto dal FSN”.

Le criticità disvelate dalla pandemia, figlie della scure di ieri che ha minato la sanità nelle sue basi economiche e umane, richiedono, a nostro parere, politiche aggiuntive. Perché – sottolineano i sindacati – la questione decisiva sono i medici e i dirigenti sanitari, quel capitale umano senza il quale nessun ridisegno e potenziamento del SSN è immaginabile, anche ai fini della produttività dei servizi per l’abbattimento di liste di attesa che oramai si avviano ad essere misurate in anni”.

Gli investimenti in infrastrutture edilizie, tecnologiche e digitali devono prevedere le necessarie ricadute in termini di investimenti sulle dotazioni organiche. Le stesse disposizioni presenti nella legislazione emergenziale – si legge ancora nella nota – come l’incremento dei posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva, la necessità di assumere rapidamente professionisti per affrontare l’emergenza, l’ampliamento della platea ai medici in formazione specialistica degli ultimi due anni, richiedono una attenzione politica specifica ed investimenti economici”.

“L’obiettivo – proseguono – è quello di avviare una stagione concorsuale che offra prospettive al precariato, di rendere strutturale il rapporto di lavoro con il SSN dei medici in formazione specialistica, di valorizzare economicamente le professioni che rappresentiamo, anche attraverso il rinnovo del loro CCNL, la cui discussione deve essere accelerata, evitando che finisca in coda ad altri contratti, con il rinvio degli adeguamenti economici addirittura al 2023”.

L’abnegazione e la dedizione straordinaria dei medici e dirigenti sanitari del SSN al loro lavoro hanno letteralmente salvato l’Italia, come riconosciuto dalla Commissione Europea, ma – sottolineano ancora i sindacati – occorre mettere il Servizio sanitario nazionale nelle condizioni di affrontare eventuali nuovi traumi senza pagare un alto tributo in termini di vite umane e senza interrompere le attività ordinarie”.

 “In rappresentanza di 114 mila medici dipendenti del SSN, le organizzazioni sindacali dell’area della dirigenza, condividono la richiesta  della FnomCeo di aprire un confronto con i decisori governativi e politici sui temi più strettamente legati alla professione all’interno dei nuovi assetti che vengono prospettati con il PNRR e rivolgono analoga richiesta per le tematiche più propriamente sindacali”, conclude la nota.

Fonte: quotidianosanita.it