Comunicato Stampa
“La politica sanitaria veneta impoverisce il territorio!”
Nota della Segreteria Regionale del Veneto Sindacato Medici Italiani
Venezia 10 dic. “In merito alle carenze e agli accorpamenti delle sedi di Continuità Assistenziale (CA) della AULSS7 riteniamo di dover esprimere il nostro giudizio, integrando quanto riportato dai mass media. Nel merito della questione, infatti, abbiamo richiesto, dopo il Comitato Aziendale del 17 novembre u.s., di trovare una mediazione, attraverso un tavolo tecnico, a riguardo la scelta unilaterale dell’azienda sanitaria di chiudere 5 su 10 sedi di CA”, così una nota della Segreteria Regionale del Veneto de Sindacato Medici Italiani.
“Abbiamo sostenuto nella discussione che i presidi di Continuità Assistenziale sono Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) sanciti da norma nazionale, i bacini di utenza hanno precisi numeri di pertinenza che già in Veneto erano stati superati: ricordiamo che la normativa nazionale prevede un sanitario ogni 5000 cittadini. I rapporti erano già in sofferenza prima di queste scelte che tagliano le sedi di continuità assistenziale”.
“Abbiamo, poi, osservato che la carenza di medici, già da anni preannunciata, è sempre stata ignorata dalla parte pubblica, così come l’eliminazione di sedi periferiche e l’accentramento negli ospedali quelle previste non risolverà le carenze di CA, soprattutto se vengono impiegati possibili medici di CA per risolvere i codici bianchi in Pronto Soccorso. La pur nota carenza dei Pronto Soccorso, di pertinenza ospedaliera, non si può risolvere distraendo personale da un servizio territoriale come la CA!”.
“Abbiamo sostenuto, inoltre, che il territorio, con tale nuova impostazione, verrebbe ad essere sguarnito e per ovvi motivi ciò implementerebbe l’accesso, anche improprio, al Pronto Soccorso, ove peraltro i cittadini pagheranno ticket sul codice bianco. Per questo riteniamo che l’accorpamento e lo spostamento in ospedale per motivi di sicurezza delle sedi di CA non trova riscontro nella realtà perché la Regione Veneto già con la delibera 1335/2017 aveva previsto fondi dedicati per la messa in sicurezza delle sedi esistenti”.
“Per ultimo, ma non meno importante, abbiamo sottolineato l’aspetto economico: l’azienda sceglie, unilateralmente, l’abolizione di 5 su 10 sedi e propone ai sanitari impegnati nello svolgere il servizio una cifra inferiore al raddoppio dell’attuale. Pare deplorevole che un servizio pubblico ottenga vantaggio economico nel ridurre un livello essenziale di assistenza al cittadino con la contemporanea riduzione stipendi dei medici e introito dai ticket dei codici bianchi di Pronto Soccorso” conclude lo SMI Veneto.
Ufficio Stampa