Comunicato Stampa
Toscana: riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza territoriale e della continuità assistenziale. “Valorizzare il lavoro dei medici e tutelare i diritti dei pazienti!”
Dichiarazione di Giorgio Fabiani, Segretario Sindacato Medici Italiani (SMI) Toscana
Firenze, 20 dic. – “La riforma della Regione Toscana riguardante la riorganizzazione del sistema di emergenza – urgenza territoriale e della continuità assistenziale (ex guardia medica) contenute in due recenti delibere regionali e che poi le aziende sanitarie dovranno recepire nei prossimi quattro mesi, devono tener conto delle tutele per i pazienti e individuare percorsi per valorizzare il lavoro dei medici” così Giorgio Fabiani, Segretario Sindacato Medici Italiani della Toscana.
“Siamo stati in questi ultimi vent’anni contrari all’applicazione dell’H16 (medici di guardia medica impegnati fino alla mezzanotte e non più fino alle 08 del mattino) e la medesima contrarietà abbiamo espresso alla riduzione numerica dei medici nel sistema 118. Va sottolineato, però, che negli ultimissimi anni per questi due ambiti sanitari vi sono stati numerosi cambiamenti”.
“I medici disposti a lavorare nella medicina d’urgenza sono ormai inesistenti, mentre quelli che popolavano le postazioni di continuità assistenziale sono, nella stragrande maggioranza, transitati alla convenzione per la medicina generale. I pronto soccorso sono al collasso per mancanza di medici e di posti letto, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta non sono sufficienti a garantire la copertura del territorio e una parte della popolazione si trova senza il proprio medico o pediatra di famiglia. A questa situazione drammatica si è aggiunta la pandemia che ha sfinito i medici portando addirittura numerosi colleghi alle dimissioni”.
“Il DM 77, che riforma la sanità territoriale e il PNRR hanno consegnato linee di indirizzo e risorse destinate alla riorganizzazione del territorio (case di comunità, potenziamento dei distretti, digitalizzazione, ecc.…), ma non hanno fornito risorse destinate all’assunzione di personale. La situazione attuale vede alcune zone della regione prive di medici di medicina generale, alcune postazioni di guardia medica sono sguarnite, numerose postazioni del 118 e di pronto soccorso ridotte a coprire le turnazioni con medici costretti a turni massacranti”.
“La nostra valutazione riguardo le riforme della Regione Toscana si basa su due punti di vista distinti, ma integrati: quello del medico e quello del cittadino. Per quanto riguarda il primo punto di vista, il problema principale è il miglioramento della qualità del lavoro del medico, garantendo tutela legale e diritti (malattia, infortuni, maternità, 104, ecc.…) che fino ad oggi, per alcune categorie di professionisti sono stati una chimera; a questo deve essere aggiunta una remunerazione adeguata agli standards europei, chiesta da decenni e tutt’oggi un miraggio”.
“Per alzare il livello qualitativo e le competenze del sistema sanitario è necessario investire sul capitale umano, non solo sugli strumenti. I medici devono poter lavorare in scienza e coscienza, eliminando la scure della “denuncia a prescindere” che porta spesso alla medicina difensiva.
Tutti i medici devono avere stessi diritti e stessi doveri. Sosteniamo che sia necessario un unico inquadramento contrattuale nazionale, eliminando odiose disuguaglianze tra colleghi che svolgono lo stesso lavoro con la medesima abnegazione. Procrastinando questa misura di equità, assisteremo quotidianamente a colleghi che si licenzieranno dal sistema pubblico per poi rientrare a lavoro da privati, percependo salari cinque volte superiori ai precedenti. Bisogna mettere un freno a questa situazione anche tenendo conto dell’aumento dei costi che lo Stato sosterrà per garantire il medesimo servizio, con gli stessi professionisti transitati verso il privato. A questa condizione dei medici si aggiunge quella dei pazienti/cittadini che viene minacciata nella garanzia dei propri diritti alla salute da una deriva verso un sistema sanitario privato”.
“Assistenza primaria, guardia medica e 118, sono le colonne portanti del nostro sistema sanitario pubblico. Per poter garantire questi servizi essenziali è necessario impiegare medici esperti e qualificati presso le centrali 116/117, capaci di rispondere, almeno telefonicamente all’utenza dopo la mezzanotte per stabilire un percorso sicuro ed adeguato al paziente. Il servizio di 118 (oggi 112) deve assicurare un ruolo centrale al medico, unica figura qualificata a fare diagnosi, terapia o decidere se trattare un paziente a casa o ricoverarlo. I medici di medicina generale e i pediatri di famiglia devono essere alleggeriti da un carico di lavoro principalmente burocratico collaborando con personale infermieristico e di segreteria. I malati cronici, i disabili, i polipatologici devono, quando possibile, essere seguiti a casa propria tramite teams multiprofessionali dedicati. Tutto questo può ridurre la mole di lavoro degli ospedali ed in particolare dei pronto soccorso. Siamo pronti alla lotta e al tempo stesso disponibili al miglioramento della proposta allo scopo di difendere il sistema sanitario pubblico”.
Ufficio Stampa