Rassegna Stampa – 05-09 Gennaio 2019

Rassegna Stampa SMI – 5-9 Gennaio 2019

Medici di famiglia contro 118, in Sicilia un derby in nome della carriera
5 Gennaio 2019 – Fa discutere il decreto della Regione Sicilia che concederebbe un passaporto al personale sanitario del 118 per scavalcare per anzianità i colleghi vincitori di concorso entrando nel corso di Formazione Specifica per i futuri medici di famiglia.
La carriera dei futuri medici di famiglia siciliani è in pericolo, insidiata dai colleghi precari del 118. Sono feste dal sapore amaro quelle che stanno passando i futuri medici di base in Sicilia. La causa? Il decreto “Misure per il superamento del precariato del “personale Medico sostituto” operante nei servizi di emergenza 118”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 dicembre.
Si tratta di un decreto che permette a tutti i medici che abbiano svolto attività di 118 a tempo determinato per almeno 18 mesi – alla data del 21 dicembre appunto – “di inserirsi in soprannumero all’interno del Corso di Medicina Generale”, spiega Luigi Tramonte, segretario siciliano della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale. Il che porterà ad avere a che fare “con tantissimi possibili aspiranti provenienti da tutta Italia: centinaia, migliaia”, che – questo il timore – potrebbero venire in Sicilia in un’emigrazione per una volta controcorrente, per usufruire di un’occasione che gli altri ordinamenti regionali non offrono.
Colleghi che entrerebbero in soprannumero, cioè senza fare un regolare concorso, e “andrebbero a frequentare i tre anni di corso acquisendo un diploma che per legge italiana ed europea dà diritto all’inserimento in graduatoria “anche per le zone carenti di Continuità Assistenziale e di Assistenza Primaria”. Tradotto: una sorta di passaporto “irregolare” di accesso al corso di Formazione Specifica per i futuri medici di famiglia. Una scorciatoia per la stabilizzazione dei precari che di fatto mette medici contro medici.
“Sono colleghi cui viene aperto un portone per farsi spazio nella Medicina Generale. Scavalcando, per anzianità di servizio, i malcapitati giovani vincitori di concorso”, dice Tramonte. “La volontà di stabilizzare i precari è più che lecita, la condividiamo in toto, ma la soluzione non può essere questa”. Perché “con l’intento di stabilizzare alcuni si rendono precari molti, tutti: colleghi che per passione e amore hanno scelto la Medicina Generale, vinto un concorso e studiato con fatica per raggiungere gli obbiettivi sperati”.
“Questo decreto è illegittimo perché supera le leggi nazionali ed europee. Potrebbe anche dare vita a una serie di ricorsi che andrebbero comunque a danneggiare la formazione dei giovani medici”. Roberta Minisola ha 32 anni e frequenta il terzo anno del corso di formazione in medicina generale a Palermo. “Ho provato un concorso, non l’ho vinto la prima volta, poi ho riprovato: ho studiato, ho vinto e sono entrata. È una regola che va accettata: studiamo per fare medicina generale, e lo facciamo per vocazione. Se entrano queste persone in sovrannumero tramite scorciatoia – ottenendo un titolo che è uguale al nostro – vengono di fatto a prendere il nostro posto”, dice Roberta. “È immorale. Naturalmente non ce l’abbiamo con i nostri colleghi: conosciamo benissimo il disagio del precariato. Ma bisogna seguire delle regole”.
“Oggi la formazione è gestita a livello regionale, quindi ogni regione adotta i criteri che ritiene opportuni”, spiega Pina Onotri, segretaria generale dello SMI, Sindacato Medici Italiani. “Mentre un chirurgo – che sia in Sicilia, in Trentino o Lombardia – ha frequentato atenei con piani di studio omogenei e incontrato omogenei criteri di accesso alla scuola di specializzazione, i medici di base vengono formati in maniera differente a seconda della regione. Non dico che ci siano regioni buone o cattive, per carità, ma che ogni regione adatta poi la formazione anche in base alle sue esigenze di popolazione”, spiega Onotri. Se questo decreto della Ragione Sicilia vuole essere una risposta al precariato, “si stabilizzino piuttosto i medici del 118 con un contratto, ancorché convenzionato a tempo indeterminato nell’area del 118”, dice la sindacalista. “E facciano percorsi formativi che si discostino almeno in parte rispetto a quelli dei medici che frequentano il corso di formazione in medicina generale: non si sovrappongano perfettamente. Una parte del percorso è comune ma poi le peculiarità sono diverse”.
“Se loro entrano al corso di formazione, il titolo che vanno a conseguire è uguale a quello dei medici che hanno vinto un concorso. Futuri medici di medicina generale che hanno scelto questa strada per vocazione”, insiste la Minisola, sindacalista agguerrita. “Vogliamo esercitare la nostra professione nella nostra terra. È un diritto che ci siamo guadagnati vincendo un concorso”.
Anche Luca ha 32 anni e fa il medico del 118 a Palermo da quattro anni. Laureato a 26 anni, ha subito frequentato il corso di Emergenza e ha cominciato immediatamente a lavorare. “C’è un po’ di tensione con i colleghi, sì”. I famosi 18 mesi? “Ne ho il doppio”, sorride. Il decreto “è certamente coraggioso, perché rompe il silenzio su una problematica su cui tutti i governi precedenti, nazionali e regionali, hanno fatto orecchie da mercante”, dice. “Senza noi precari il 118 chiuderebbe, anche perché nessun titolare vuole andare spesso nelle zone più difficili o disagiate della Sicilia e siamo noi ad assicurare il servizio. Questo è quello per cui ho studiato e che voglio continuare a fare, nel mio piccolo faccio un bellissimo lavoro”.
Si è appena risvegliato dopo aver riposato: ha fatto il turno di notte. “Ma i colleghi di medicina generale hanno ragione ad esporre le loro criticità e perplessità e a chiedere rassicurazioni nelle sedi opportune”, dice ancora Luca. Che non nega l’amarezza: “Proviamo ad avere discussioni costruttive tra di noi, ma siamo di fatto stati messi gli uni contro gli altri e spesso a volte si scivola nell’aggressività verbale”, spiega. Aggressività “ancora meno opportuna, nella classe medica”.
FONTE: Open online
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Denuncia medici, con Legge di bilancio a rischio 150 mila contratti – Smi, ‘Medioevo dei diritti, chiediamo incontro urgente con il ministro Grillo’
7 Gennaio 2019 – Smi: “Con questa legge si vuole modificare un contratto collettivo, già sottoscritto dai sindacati della dirigenza sanitaria”
“La Legge di bilancio 2019 al comma 687 mette a rischio l’istituto della contrattazione collettiva per i lavoratori della dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del Servizio Nazionale Sanitario”. La denuncia arriva dal segretario generale del Sindacato dei Medici italiani (Smi) Pina Onotri. Su questo argomento lo Smi ha chiesto un incontro urgente alla presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Maria Lucia Lorefice e al Ministro della Salute Giulia Grillo.
“Con questa legge – spiega Onotri – si vuole modificare un contratto collettivo, già sottoscritto dai sindacati della dirigenza sanitaria, esautorando le rappresentanze sindacali e, ancor più grave, si mette in discussione il prossimo rinnovo contrattuale per centocinquantamila medici e dirigenti sanitari”. “Non è possibile stabilire per legge una modifica di un accordo quadro già concluso – afferma – in questo modo non si prendono in considerazione gli elementi fondanti della contrattazione collettiva, così come si è sviluppata in questi anni nel nostro Paese. Il diritto del lavoro prevede il consenso delle parti sociali per quanto riguarda la stipula di nuovi contratti, mentre il comma 687, la norma nella legge di bilancio 2019 stabilisce con il blocco che non si debba tenere conto nella contrattazione collettiva e della funzione dei sindacati del settore: siamo al Medioevo dei diritti sociali”. Il segretario generale afferma che non saranno colpi di mano che costringeranno la dirigenza dell’area sanitaria del Ssn a subire il rischio di un blocco del rinnovo dei propri contratti, fermi da oltre dieci anni. “Lo Smi si opporrà a questa svolta antidemocratica contro i lavoratori e allo svilimento del ruolo del sindacato. Si convochi subito, invece, l’avvio della discussione per il rinnovo del contratto 2019. Lo richiedono i lavoratori, lo prevede la democrazia”, conclude.
Fonte: Ansa 
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La denuncia medici: “Con la Legge di bilancio a rischio 150 mila contratti” – Il sindacato Smi: “Medioevo dei diritti, chiediamo incontro urgente con il ministro Grillo”
7 Gennaio 2019 – “LA LEGGE di bilancio 2019 al comma 687 mette a rischio l’istituto della contrattazione collettiva per i lavoratori della dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del Servizio Nazionale Sanitario”. La denuncia arriva dal segretario generale del Sindacato dei medici italiani (Smi) Pina Onotri. Su questo argomento lo Smi ha chiesto un incontro urgente alla presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Maria Lucia Lorefice e al Ministro della Salute Giulia Grillo.

“Con questa legge – spiega Onotri – si vuole modificare un contratto collettivo, già sottoscritto dai sindacati della dirigenza sanitaria, esautorando le rappresentanze sindacali e, ancor più grave, si mette in discussione il prossimo rinnovo contrattuale per centocinquantamila medici e dirigenti sanitari”. “Non è possibile stabilire per legge una modifica di un accordo quadro già concluso – afferma – in questo modo non si prendono in considerazione gli elementi fondanti della contrattazione collettiva, così come si è sviluppata in questi anni nel nostro Paese. Il diritto del lavoro prevede il consenso delle parti sociali per quanto riguarda la stipula di nuovi contratti, mentre il comma 687, la norma nella legge di bilancio 2019 stabilisce con il blocco che non si debba tenere conto nella contrattazione collettiva e della funzione dei sindacati del settore: siamo al Medioevo dei diritti sociali”. Il segretario generale afferma che non saranno colpi di mano che costringeranno la dirigenza dell’area sanitaria del Ssn a subire il rischio di un blocco del rinnovo dei propri contratti, fermi da oltre dieci anni. “Lo Smi si opporrà a questa svolta antidemocratica contro i lavoratori e allo svilimento del ruolo del sindacato. Si convochi subito, invece, l’avvio della discussione per il rinnovo del contratto 2019 – conclude Onofri – . Lo richiedono i lavoratori, lo prevede la democrazia”.
Fonte: La Repubblica on line
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La denuncia medici: “Con la Legge di bilancio a rischio 150 mila contratti”
“LA LEGGE di bilancio 2019 al comma 687 mette a rischio l’istituto della contrattazione collettiva per i lavoratori della dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del Servizio Nazionale Sanitario”. La denuncia arriva dal segretario generale del Sindacato dei medici italiani (Smi) Pina Onotri. Su questo argomento lo Smi ha chiesto un incontro urgente alla presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Maria Lucia Lorefice e al Ministro della Salute Giulia Grillo.
“Con questa legge – spiega Onotri – si vuole modificare un contratto collettivo, già sottoscritto dai sindacati della dirigenza sanitaria, esautorando le rappresentanze sindacali e, ancor più grave, si mette in discussione il prossimo rinnovo contrattuale per centocinquantamila medici e dirigenti sanitari”. “Non è possibile stabilire per legge una modifica di un accordo quadro già concluso – afferma – in questo modo non si prendono in considerazione gli elementi fondanti della contrattazione collettiva, così come si è sviluppata in questi anni nel nostro Paese. Il diritto del lavoro prevede il consenso delle parti sociali per quanto riguarda la stipula di nuovi contratti, mentre il comma 687, la norma nella legge di bilancio 2019 stabilisce con il blocco che non si debba tenere conto nella contrattazione collettiva e della funzione dei sindacati del settore: siamo al Medioevo dei diritti sociali”. Il segretario generale afferma che non saranno colpi di mano che costringeranno la dirigenza dell’area sanitaria del Ssn a subire il rischio di un blocco del rinnovo dei propri contratti, fermi da oltre dieci anni. “Lo Smi si opporrà a questa svolta antidemocratica contro i lavoratori e allo svilimento del ruolo del sindacato. Si convochi subito, invece, l’avvio della discussione per il rinnovo del contratto 2019 – conclude Onofri – . Lo richiedono i lavoratori, lo prevede la democrazia”.Fonte
Fonte: StraNotizie.it
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Manovra, Smi: a rischio il contratto per 150mila medici. Cimo chiede immediata apertura
«La Legge di bilancio 2019 al comma 687 mette a rischio l’istituto della contrattazione collettiva per i lavoratori della dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del Servizio Nazionale Sanitario». La denuncia arriva dal segretario generale del Sindacato dei Medici italiani (Smi) Pina Onotri. Su questo argomento lo Smi ha chiesto un incontro urgente alla presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Maria Lucia Lorefice e al ministro della Salute Giulia Grillo.

«Con questa legge – spiega Onotri – si vuole modificare un contratto collettivo, già sottoscritto dai sindacati della dirigenza sanitaria, esautorando le rappresentanze sindacali e, ancor più grave, si mette in discussione il prossimo rinnovo contrattuale per centocinquantamila medici e dirigenti sanitari». «Non è possibile stabilire per legge una modifica di un accordo quadro già concluso – afferma – in questo modo non si prendono in considerazione gli elementi fondanti della contrattazione collettiva, così come si è sviluppata in questi anni nel nostro Paese. Il diritto del lavoro prevede il consenso delle parti sociali per quanto riguarda la stipula di nuovi contratti, mentre il comma 687, la norma nella legge di bilancio 2019 stabilisce con il blocco che non si debba tenere conto nella contrattazione collettiva e della funzione dei sindacati del settore: siamo al Medioevo dei diritti sociali». Il segretario generale afferma che non saranno colpi di mano che costringeranno la dirigenza dell’area sanitaria del Ssn a subire il rischio di un blocco del rinnovo dei propri contratti, fermi da oltre dieci anni. «Lo Smi si opporrà a questa svolta antidemocratica contro i lavoratori e allo svilimento del ruolo del sindacato. Si convochi subito, invece, l’avvio della discussione per il rinnovo del contratto 2019. Lo richiedono i lavoratori, lo prevede la democrazia», conclude.

Il sindacato dei medici Cimo ha chiesto a sua volta all’Aran e al Comitato di Settore/Sanità l’apertura immediata del nuovo contratto per il triennio 2019-2021, accompagnando la domanda con la proposta di piattaforma già elaborata da Cimo come precedente base di negoziazione. La piattaforma, al momento, sottolinea una nota Cimo, è incentrata sulla parte normativa del contratto ma sarà successivamente integrata non appena saranno rese note – sperabilmente in tempi certi – le disponibilità finanziarie di tale tornata contrattuale. CIMO, considerando per dovuto il riconoscimento di quanto spettante per legge sul contratto 2016-2018 e oggetto delle iniziative giudiziarie attivate il 2 gennaio 2019 all’indomani dello scadere dei termini per tale rinnovo, ricorda che il contratto 2019-2021 dovrà tenere ulteriormente conto delle integrazioni disposte dalla legge 145/2018 sul monte salariale.
Fonte: Doctor 33
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Contrattazione collettiva, SMI: la legge di bilancio va cambiata
Per il Sindacato Medici Italiani il testo del provvedimento mette a rischio l’istituto della contrattazione collettiva nell’ambito del Servizio sanitario nazionale
La legge di bilancio “mette a rischio l’istituto della contrattazione collettiva per i lavoratori della dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del Servizio Nazionale Sanitario”. Lo dichiara Pina Onotri, Segretario generale dello SMI (Sindacato Medici Italiani). Con il provvedimento – sottolinea – “si vuole modificare un contratto collettivo, già sottoscritto dai sindacati della dirigenza sanitaria, esautorando le rappresentanze sindacali”. Inoltre, ancor più grave, si mette “in discussione il prossimo rinnovo contrattuale per centocinquantamila medici e dirigenti sanitari”.
“Non è possibile stabilire per legge una modifica di un accordo quadro già concluso – afferma Onotri -. In questo modo non si prendono in considerazione gli elementi fondanti della contrattazione collettiva, così come si è sviluppata in questi anni nel nostro Paese. Il diritto del lavoro, infatti, prevede il consenso delle parti sociali per quanto riguarda la stipula di nuovi contratti”. Il comma 687 contenuto nella legge di bilancio 2019, invece, stabilisce, con il blocco, che non si debba tenere conto nella contrattazione collettiva e della funzione dei sindacati del settore.
Per lo SMI “siamo al Medioevo dei diritti sociali”.
“Non saranno colpi di mano che costringeranno la dirigenza dell’area sanitaria del SSN a subire il rischio di un blocco del rinnovo dei propri contratti, fermi da oltre dieci anni. Lo SMI – prosegue il segretario – si opporrà a questa vera e propria svolta antidemocratica contro i lavoratori e a svilimento del ruolo del sindacato. Si convochi subito, invece, l’avvio della discussione per il rinnovo del contratto 2019. Lo richiedono i lavoratori, lo prevede la democrazia”.
Su questi temi il Sindacato ha chiesto un incontro urgente all’on. Maria Lucia Lorefice, Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera e al Ministro della Salute, on. Giulia Grillo.
Fonte: Responsabile Civile
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Roma 7 Gennaio 2019 – “La legge 145/2018 (legge di bilancio 2019) al comma 687 mette a rischio l’istituto della contrattazione collettiva per i lavoratori della dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del Servizio Nazionale Sanitario. In questo modo si vuole modificare un contratto collettivo, gia’ sottoscritto dai sindacati della dirigenza sanitaria, esautorando le rappresentanze sindacali e, ancor piu’ grave, mettendo, in discussione il prossimo rinnovo contrattuale per centocinquantamila medici e dirigenti sanitari”. Cosi’ in una nota Pina Onotri, Segretario Generale dello SMI. “Non e’ possibile stabilire per legge una modifica di un accordo quadro gia’ concluso. In questo modo non si prendono in considerazione gli elementi fondanti della contrattazione collettiva, cosi’ come si e’ sviluppata in questi anni nel nostro Paese. Il diritto del lavoro, infatti, prevede il consenso delle parti sociali- prosegue Onotri- per quanto riguarda la stipula di nuovi contratti, mentre il comma 687, la norma nella legge di bilancio 2019, stabilisce, con il blocco, che non si debba tenere conto nella contrattazione collettiva e della funzione dei sindacati del settore: siamo al Medioevo dei diritti sociali”. “Non saranno colpi di mano che costringeranno la dirigenza dell’area sanitaria del Ssn a subire il rischio di un blocco del rinnovo dei propri contratti, fermi da oltre dieci anni. Lo SMI si opporra’ a questa vera e propria svolta antidemocratica contro i lavoratori e a svilimento del ruolo del sindacato. Si convochi subito, invece, l’avvio della discussione per il rinnovo del contratto 2019. Lo richiedono i lavoratori, lo prevede la democrazia”, conclude il segretario generale del Sindacato Medici Italiani. Su questi temi lo SMI – si legge in una nota – ha chiesto un incontro urgente all’on. MariaLucia Lorefice, Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera e al Ministro della Salute, on. Giulia Grillo.
Fonte: Agenzia Stampa Dire
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Sindacato medici incontra Taverna su Legge bilancio “Superare stallo su contratto dirigenti del Servizio sanitario”
Roma 9 Gennaio 2019 – Il Sindacato medici italiani (Smi) ha incontrato oggi la senatrice Nunzia Catalfo, Presidente della Commissione Lavoro del Senato e la vice presidente di Palazzo madama Paola Taverna per chiedere che il comma 687 della Legge Bilancio 2018 venga cambiato e che si avvii la discussione per il contratto 2019-2021 per la dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del Servizio sanitario nazionale. “Abbiamo ribadito come non sia possibile stabilire per legge una modifica di un accordo quadro nazionale senza tenere conto delle parti sociali: in questo modo infatti si ledono i diritti acquisiti dei lavoratori”, spiega Pina Onotri, Segretario nazionale dello Smi. “Per superare lo stallo attuale – continua – abbiamo proposto che si riattivi la delega (scaduta il 2017) da parte del Governo dell’articolo 11, comma 1, lettera b) della legge 7 agosto 2015, n. 124 che riguarda la dirigenza sanitaria del Ssn. Si approvi una legge con iter d’urgenza per abrogare il comma 687 della Legge di Bilancio”. E ancora: “Si convochi in tempi brevi da parte di Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle pubbliche amministrazioni) il tavolo di discussione per il rinnovo contrattuale per la dirigenza sanitaria del Ssn. In questo modo, si rispetteranno i diritti di centocinquantamila medici e dirigenti sanitari, che da oltre dieci anni sono in attesa del contratto, garantendo migliori condizioni di lavoro a chi opera in sanita’”. Nel corso dell’incontro si e’ discusso anche di avviare un confronto per ricercare una soluzione alla questione dei medici Inps, “che da oltre trent’anni permangono in una condizione di precarieta’ occupazionale”.
Fonte: Ansa
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Sindacato medici incontra Taverna su Legge bilancio
9 Gennaio 2019 – Il Sindacato medici italiani (Smi) ha incontrato oggi la senatrice Nunzia Catalfo, Presidente della Commissione Lavoro del Senato e la vice presidente di Palazzo madama Paola Taverna per chiedere che il comma 687 della Legge Bilancio 2018 venga cambiato e che si avvii la discussione per il contratto 2019-2021 per la dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del Servizio sanitario nazionale. “Abbiamo ribadito come non sia possibile stabilire per legge una modifica di un accordo quadro nazionale senza tenere conto delle parti sociali: in questo modo infatti si ledono i diritti acquisiti dei lavoratori”, spiega Pina Onotri, Segretario nazionale dello Smi. “Per superare lo stallo attuale – continua – abbiamo proposto che si riattivi la delega (scaduta il 2017) da parte del Governo dell’articolo 11, comma 1, lettera b) della legge 7 agosto 2015, n. 124 che riguarda la dirigenza sanitaria del Ssn. Si approvi una legge con iter d’urgenza per abrogare il comma 687 della Legge di Bilancio”. E ancora: “Si convochi in tempi brevi da parte di Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle pubbliche amministrazioni) il tavolo di discussione per il rinnovo contrattuale per la dirigenza sanitaria del Ssn. In questo modo, si rispetteranno i diritti di centocinquantamila medici e dirigenti sanitari, che da oltre dieci anni sono in attesa del contratto, garantendo migliori condizioni di lavoro a chi opera in sanità”. Nel corso dell’incontro si è discusso anche di avviare un confronto per ricercare una soluzione alla questione dei medici Inps, “che da oltre trent’anni permangono in una condizione di precarietà occupazionale”.
Fonte: Altoadige.it
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Comma 687. Smi ai senatori M5S: “Norma è da cambiare”
La richiesta è stata formulata oggi dal Sindcato nel corso di un incontro con la senatrice Nunzia Catalfo, Presidente della Commissione Lavoro del Senato e la senatrice Paola Taverna, Vice Presidente del Senato.

9 Gennaio 2019 – “Abbiamo incontrato oggi la senatrice Nunzia Catalfo, Presidente della Commissione Lavoro del Senato e la senatrice Paola Taverna, Vice Presidente del Senato per chiedere che il comma 687 della Legge Bilancio 2018 venga cambiato e che si avvii la discussione per il contratto 2019- 2021 per la dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del SSN”, ha dichiarato Pina Onotri, Segretario Nazionale dello SMI.
“Abbiamo ribadito come non sia possibile stabilire per legge una modifica di un accordo quadro nazionale senza tenere conto delle parti sociali; si ledono, in questo modo, i diritti acquisiti dei lavoratori”, continua la nota.
“Lo SMI, in questo senso, ha proposto, per superare lo stallo attuale, che si riattivi la delega (scaduta il 2017) da parte del Governo dell’articolo 11, comma 1, lettera b), della legge 7 agosto 2015, n. 124 che riguarda la dirigenza sanitaria del SSN. Si approvi, in sub ordine, una legge con iter d’urgenza per abrogare il comma 687 della legge 145/2018.Si convochi in tempi brevi da parte di Aran il tavolo di discussione per il rinnovo contrattuale per la dirigenza sanitaria del SSN. In questo modo, si rispetteranno i diritti di centocinquantamila medici e dirigenti sanitari, che da oltre dieci anni sono in attesa del contratto, garantendo migliori condizioni di lavoro a chi opera in sanità “, conclude Onotri.

A latere dell’incontro si è discusso, anche, di avviare un confronto per ricercare una soluzione alla questione dei Medici Inps, che da oltre trent’anni permangono in una condizione di precarietà occupazionale.

Fonte: Quotidiano Sanità
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Campania. Troppe incongruenze nel riordino rete di emergenza
9 Gennaio 2019 – Gentile Direttore,
si manifesta un vivo apprezzamento per le posizioni espresse da autorevoli interlocutori come la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e la Società Italiana Sistema 118 a difesa del servizio di emergenza urgenza, rappresentandosi l’esigenza di una riforma che riaffermi la centralità della persona, quale soggetto destinatario di un soccorso appropriato, tempestivo e qualificato, oltre che uniforme, sul territorio nazionale.

Siamo ormai giunti ad un punto di non ritorno in cui la devastazione prende le forme di un modello improntato ad un’ irrefrenabile demedicalizzazione dei mezzi avanzati di soccorso, che trova la sua espressione matematica nell’adozione pratica della formula proposta da Agenas alle regioni in piano di rientro dal debito (riv. Monitor n. 27/2011).
Sebbene il Regolamento sugli standard minimi ospedalieri ha stabilito un minimo di 1 mezzo di soccorso ogni 60 mila abitanti nei limiti di un superficie non superiore ai 350 km quadrati, l’Agenas provvede ad un conteggio medio tra il criterio demografico e quello dell’estensione geografica con l’effetto paradossale di ridurre sotto la soglia prevista dal decreto ministeriale il numero di mezzi di soccorso in aree ad alta concentrazione demografica.
Fuor di tecnicismi, l’esito di tale paradosso è di palmare evidenza nel nuovo Piano Ospedaliero della Regione Campania dove si programmano per l’intera area metropolitana di Napoli, più di tre milioni di abitanti, solo 33 ambulanze, 1 mezzo di soccorso avanzato ogni 90 mila abitanti! E se si tiene conto che almeno tre ambulanze sono allocate sulle isole, la proporzione è ancor più drammatica, con 1 mezzo di soccorso avanzato ogni 100 mila abitanti sulla terra ferma con alcune postazioni attive solo 12 H in violazione di legge regionale e di buon senso!
Se invece si seguisse più correttamente le indicazioni ministeriali, le ambulanze sarebbero 51. Vi è poi il problema della qualificazione dei mezzi conteggiati in ragione di una inaccettabile lettura “estensiva” del contenuto delle linee guida del 1996, tale da configurare la sussistenza di “mezzi di soccorso avanzato di base”. Non previsti in alcun dato normativo, essi altro non sono che mezzi avanzati dedicati al soccorso di base. Infatti le linee guida del 1996 si limitano ad affermare per i mezzi di tipo A ( sec. vecchia nomenclatura) che essi possano essere adibiti sia al “soccorso” (ovviamente di base!) che al “soccorso avanzato”.
La differenza è nel personale di bordo! Il soccorso avanzato non lo fa infatti il mezzo in sè ma l’azione del medico responsabile del soccorso e di infermieri specializzati autorizzati all’esecuzione di specifici atti sotto la sua direzione e controllo. Nella demedicalizzazione l’infermiere invece finisce per costituire, del tutto illegittimamente, un surrogato del medico nel soccorso avanzato, trovando a sua volta un surrogato nell’operatore laico. Ed allora se il soccorso avanzato si completa con l’operato medico, tanto da prevedere l’automedica di supporto, le ambulanze “senza medico” devono essere espunte dal conteggio dei mezzi di soccorso avanzato. Altrimenti quali le garanzie assistenziali per il cittadino?
E non si usi, a sproposito, l’ organizzazione “hub and spoke” a giustificare la trasformazione dei mezzi di soccorso in mezzi essenzialmente di trasporto. L’ambulanza, nelle patologie tempo-dipendenti deve essere lo strumento mobile in grado di direzionare il paziente verso la struttura più adeguata nel minor tempo possibile e non solo “consegnarlo” verso il “primo centro di smistamento”, come sancito dall’atto di indirizzo e coordinamento ex DPR del 27.03.92: «Superare il concetto di trasporto, sempre e comunque del paziente al pronto soccorso più vicino, con quello di trasporto assistito al pronto soccorso più idoneo per intervenire nel modo più rapido e razionale nell’iter diagnostico-curativo».
Né si parli di efficienza sui tempi quando l’unico dato pubblico di rilevamento è quello premiale della griglia LEA: un tempo medio che accorpa tutti i codici d’intervento e tutti i mezzi di soccorso senza distinzioni! Federconsumatori ha più volte denunziato ciò ma, nonostante le prerogative di legge e le indicazioni del Ministero, la Regione Campania continua ad ignorare la richiesta di partecipazione di un’associazione dei consumatori di rilievo nazionale all’iter programmatorio, ritenendo forse più rilevante quella di enti portatori d’interessi corporativistici, certamente meritori, ma ben diversi da quelli dei cittadini utenti.
Le intuibili implicazioni in termini di efficienza e sicurezza, e di morti evitabili, impongono la formazione di un fronte comune avverso interessi neppure troppo velati, non convergenti con quello pubblico, ed un immediato intervento da parte del Ministero della Salute.
Avv. Carlo Spirito
Sportello Sanità Federconsumatori Campania e Membro Consulta Giuridica Nazionale Federconsumatori
Fonte: Quotidiano Sanità
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Aggressione medico in Sicilia segreteria provinciale Smi

Ci risiamo. Ennesima aggressione a un medico di continuità assistenziale. Questa volta è toccato ad un siciliano. Un giovane, in servizio presso la guardia medica di Mirto- Frazzanò, nel Messinese, è stato spinto giù dalle scale da un paziente mentre lo visitava. Aggredire i medici di “prima linea” è diventato uno sport nazionale. Lo Smi di Taranto più che solidarietà e rammarico esprime rabbia per l’accaduto. La Regione Puglia, attraverso una legge regionale del 4 dicembre scorso, ha dimostrato di voler affrontare il problema collocando le sedi di continuità assistenziale nei pressi dei pronto soccorso dei nosocomi pugliesi. Lo Smi auspica, però, che non vi siano confusioni dei ruoli e che vi sia una logistica opportuna per la stessa continuità assistenziale.

Angelo Carucci
segreteria provinciale Smi Messina

Fonte: Oltreilfatto.it
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“Lo Smi di Taranto più che solidarietà e rammarico esprime rabbia per l’accaduto. La Regione Puglia, attraverso una legge regionale del 4 dicembre scorso, ha dimostrato di voler affrontare il problema collocando le sedi di continuità assistenziale nei pressi dei pronto soccorso dei nosocomi pugliesi.”
Fonte: Facebook
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