Comunicato Stampa:
Una sentenza di Torino intima ai medici di restituire emolumenti per prestazioni assistenziali
“I medici non sono il bancomat degli enti pubblici”
Dichiarazione di:
Antonio Barillà, Segretario Regionale del Piemonte dello SMI
Torino, 24 genn. “Le aziende sanitarie chiedono indietro i soldi ai medici di famiglia dopo averli autorizzati e pagati per le prestazioni di assistenza domiciliare programmata (Adp) nelle case di riposo. La questione riguarda le ASL di città di Torino, (ex ASL 1 e 2), TO 3, TO 4, TO5” dichiara Antonio Barillà, Segretario Regionale del Piemonte del Sindacato Medici Italiani.
“Le ASL stanno chiedendo indietro i soldi dopo l’accertamento della Corte dei Conti che ha aperto un’inchiesta per danno erariale facendo controlli dal 2010 ad oggi. La questione si è posta a seguito di una sentenza del Tribunale di Torino di un giudice della sezione lavoro che ha condannato un medico dell’ex ASL TO1 a restituire le somme avute dalla stessa ASL, questo unico caso ha fatto sì che i tutti i medici di medicina generale della provincia torinese venissero coinvolti; ci sembra una enormità” continua Barillà.
“Si tratterebbe, nel complesso, di vari milioni di euro e per ogni singolo professionista di 18,90 euro a visita. Ma va precisato che i pazienti visitati nelle case di riposo sono, in molti casi, quelli affetti da patologie che non permettono la loro deambulazione”.
“Siamo stanchi di essere considerati alla stregua di un bancomat e non sopportiamo più le continue vessazioni da parte della pubblica amministrazione, che si dimostra di essere incapace di fare una seria programmazione. La ragione di fondo di questo odioso attacco ai diritti dei medici è legata al fatto che la Regione Piemonte non ha mai voluto investire nuove risorse nell’assistenza sanitaria territoriale “aggiunge ancora Barillà.
“Per il Sindacato Medici Italiani la richiesta di restituzione degli emolumenti è un atto illegittimo perché non si può pretendere la restituzione di denaro dopo che prestazioni siano state svolte, autorizzate e pagate. Lo SMI valuterà di intraprende tutte le azioni, comprese quelle legali, per difendere la professione medica.
Dai primi riscontri, emergono richieste da parte delle ASL di rimborsi per prestazioni non eseguite dal medico. Per tale motivo i legali stanno studiando bene la questione ed a breve comunicheremo ai medici iscritti le risultanze del caso” conclude il Segretario dello SMI del Piemonte.
L’Ufficio Stampa SMI