Comunicato Stampa
SMI non firma l’accordo regionale che obbliga i medici di medicina generale ad eseguire i tamponi rapidi
Dichiarazione di Domenico Montalbano, Segretario Regionale SMI Friuli Venezia Giulia
Trieste, 20/11/2020
Abbiamo detto all’Assessore alla Salute, il dott. Riccardi, che dopo mesi di lunghe riunioni si è condiviso un documento di molto ridotto rispetto alle attese ed alle proposte che si sono fatte in sede di comitato tecnico.
L’obiettivo di un fattivo rinnovo della medicina di base e della medicina generale nel suo insieme, secondo il Sindacato Medici Italiani, non è stato raggiunto: ancora una volta, nonostante le dichiarazioni, la medicina del territorio non è stata rinnovata nel suo insieme.
In un periodo di crisi sanitaria dovuta anche alle scelte del passato, si è voluto adattare un impianto vecchio e non all’altezza, ad un evento imprevisto come questa pandemia che richiederebbe una profonda innovazione.
Si sarebbe potuto, se voluto, investire sulla medicina del territorio in tutte le sue rappresentazioni, assistenza primaria, emergenza sanitaria territoriale, continuità assistenziale, medicina penitenziaria e perché no, rilanciare la medicina dei servizi, visto il grande bisogno ad esempio a livello scolastico.
Si sarebbe potuto investire sul collaboratore di studio, infermiere professionale. Facciamo notare come adesso, in piena pandemia COVID 19, l’apporto di queste figure è fondamentale per poter affrontare il sovraccarico burocratico e clinico del lavoro sul territorio del medico di medicina generale.
Abbiamo cercato di far capire a Voi parte pubblica che la riorganizzazione del servizio sanitario regionale sul territorio inizia proprio, e non solo, dal rafforzamento degli studi medici di assistenza primaria, sia per la loro distribuzione capillare sul territorio, sia perché erogatori di cure di primo livello.
Tutto questo allo scopo di invertire quella mentalità ospedalocentrica da cui deriva un approccio inappropriato e dispendioso della cura. Ad oggi nonostante le numerose richieste, Voi, la controparte pubblica, avete sempre in sostanza rifiutato il confronto per poter giungere alla fattiva risoluzione.
Non si è mai voluto parlare di medicina penitenziaria, dove non vengono bandite graduatorie ad hoc, medicina che ha una sua specificità visti i bisogni della persona detenuta.
SMI firma il documento “Intesa tra la Regione Friuli Venezia Giulia e le organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale per la disciplina dei rapporti biennio 2020-2021 e delle attività connesse all’emergenza epidemiologica da covid-19” per due motivi: il giusto ristoro dei medici, libero professionisti e ancor di più per gli obiettivi in allegato che possono aiutare ad un miglior tracciamento in prospettiva, dei pazienti fragili potenzialmente infetti e per una più precisa quantificazione per il futuro rifornimento di vaccini.
Una campagna vaccinale che, anche se partita con anticipo, ha creato molti malumori e proteste per i quantitativi ridotti che sono stati forniti ai medici di assistenza primaria. Questi ultimi hanno dovuto sconvolgere la propria agenda e richiamare telefonicamente i loro pazienti per disdire gli appuntamenti. Molti Colleghi mi hanno segnalato di contestazioni verbali molto animate, i pazienti hanno dato la colpa a loro creando un’incrinatura sul rapporto di fiducia medico paziente. Siamo in attesa ancora dei vaccini sia tetravalenti che trivalenti.
SMI Friuli Venezia Giulia rispetto al documento “Verbale d’intesa tra la regione Friuli Venezia Giulia e le organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale per il rafforzamento delle attività territoriali di diagnostica di primo livello e di prevenzione della trasmissione di Sars-Cov-2”, che prende origine dallo stralcio dell’ACN del 28/10/2020 e che obbliga il medico ad eseguire i tamponi rapidi, esprime la sua forte e ferma contrarietà e NON FIRMA la suddetta intesa.
Infatti, abbiamo già evidenziato al tavolo nazionale che la stragrande maggioranza degli studi di medicina generale sono ubicati in condomini residenziali e che per tale motivo gli assembramenti e/o comunque la possibilità di concentrare persone potenzialmente infette possa essere motivo di ulteriore dispersione del virus COVID-19.
Come pure già in sede nazionale e poi in quella regionale abbiamo proposto di effettuare i tamponi su base volontaria ed in strutture fornite dalle Aziende Sanitarie con l’onere di organizzare e rifornire quanto necessario.
Apprezziamo che tale opzione sia a quanto sembra la scelta prevalente di questo accordo, adesso preferita anche dalle OO.SS firmatarie dell’ACN del 28/10/20.
Apprezziamo anche le aperture fatte a favore dei Colleghi, portatori di patologie, che possono essere esonerati dall’eseguire i tamponi.
Siamo convinti che la tutela della salute dei medici e degli operatori sanitari, al pari di quella dei cittadini, sia un dovere da salvaguardare da parte delle Istituzioni pubbliche e pertanto vi sollecitiamo alla necessaria fornitura, da parte vostra, dei DPI in quantità sufficiente e di qualità come prescritta dalla normativa vigente, per la sicurezza dei Medici impegnati ad effettuare i tamponi.
A questo proposito allego a firma del Segretario nazionale del SMI il documento già indirizzato ai Presidenti di regione, agli assessori della sanità, ai direttori generali ed ai loro direttori sanitari e per conoscenza ai prefetti, il documento che ha per oggetto” fornitura Dpi per effettuare tamponi Sars-Cov-2 e che ricorda la normativa sulla qualità e la tipologia dei dispositivi.
Tenendo poi presente che gli obiettivi del documento in oggetto avevano come scopo principale e dichiarato l’alleggerimento ed il rafforzamento dell’attività di contact tracing da parte dei Dipartimenti di Sanità Pubblica, ci sembrava logico perseguirlo, senza alterare l’impianto dell’ACN, favorendo l’integrazione territoriale del Servizio di Continuità Assistenziale.
A nostro avviso questo si doveva realizzare con l’attivazione immediata delle 4 ore settimanali in attività istituzionali non notturne (art.65 comma 2 dell’ACN) e la possibile estensione dell’incarico a 38 ore settimanali in attività diurne feriali (art.65 comma 4 dell’ACN), da espletarsi presso i Dipartimenti di Prevenzione e a loro a supporto.
Tale proposta era di facile sostenibilità economica ed organizzativa. Noi gliela riproponiamo a livello regionale.
SMI, nonostante le numerose sollecitazioni sottolinea l’assordante silenzio sul corso EST, atto a formare i medici dell’emergenza sanitaria territoriale, di cui la nostra regione è largamente deficitaria, nonostante l’impegno sottoscritto da codesto governo regionale con delibera n.1991 del 22/11/19.
Già allora chiedemmo in comitato regionale, guidata allora dal direttore dott. Samani, vedi verbale del comitato regionale del 14/11/2019, garanzia che la copertura per infortuni operi anche per lo svolgimento di attività assistenziali ed organizzative in occasione di NBCR, rischio nucleare, biologico ad es come quello pandemico che stiamo vivendo, chimico e radiologico. Quell’ufficio si era preso l’incarico di richiedere ad ARCS chiarimenti in merito, noi chiediamo di diritto copia conforme del contratto assicurativo. Faccio presente che solo ieri, a distanza di un anno il verbale di questa seduta è stato portato in comitato regionale per essere approvato. Adesso chiedo a Lei di farsi carico di questa incombenza vista la provata negligenza di chi doveva assolvere d’ufficio la giusta richiesta.
Crediamo che l’Assessorato possa indirizzare in maniera decisa la politica sanitaria di questo governo regionale verso una riforma regionale territoriale di tutta la medicina generale e che possa questo modello guida per le altre regioni. Questa la pandemia ha messo a nudo impietosamente le carenze di tutti i sistemi sanitari regionali. L’ospedale da solo non può e non deve farsi carico dei pazienti che spesso inappropriatamente giungono alle porte del pronto soccorso.
A questo proposito chiediamo l’aumento dei medici USCA, unità speciali di continuità assistenziale, per l’assistenza a domicilio dei pazienti Covid positivi paucisintomatici.
Chiediamo un tavolo regionale in modo da uniformare in tutte le tre aziende i compiti, il campo di applicazione, le procedure delle USCA.
Ieri 17/11/2020 è stato proclamato lo stato di agitazione, tra le motivazioni ce n’è una che probabilmente le darà la misura della differenza tra chi nonostante tutto e tutti ha lavorato senza le dovute sicurezze per i propri pazienti, chiediamo l’estensione delle tutele INAIL ai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta ed il riconoscimento economico alle famiglie dei colleghi che hanno perso la vita.
Ufficio Stampa