SMI – Accordo Collettivo Nazionale

Siamo in piena stagione contrattuale. A fine ottobre saremo chiamati a siglare l’#accordocollettivonazionale per la #medicinagenerale, dopo più di 10 anni di vacanza contrattuale.
Comprendiamo la necessità di chiudere l’Accordo 2016/2018 (sì, perché stiamo trattando su un accordo già scaduto!) che recepisce l’atto di indirizzo 2014, perché solo in questo modo si potrà riaprire la contrattazione 2018-2021; ma, nel contempo, siamo ben consapevoli che siglare un contratto con i contenuti che ci sono stati proposti, non solo è difficile, ma INACCETTABILE.
Contenuti anacronistici che non tengono conto della pandemia in atto e nessuna nota di valorizzazione del capitale umano.
L’incremento stipendiale sulla quota capitaria di € 1,27, arrivato dopo più di 10 anni, viene di fatto riassorbito dal decremento, contestuale, della quota aggiuntiva regionale di 0,81 centesimi che serviva per finanziare medicine di gruppo, personale di segreteria, reti , informatizzazione etc,
Ora di fatto finanzia le Aft, compreso lo stipendio dei coordinatori.
Ma la cosa più inaccettabile di tutte è l’ ipotesi di estinzione del fondo per la riqualificazione delle quote capitarie bloccandolo, di fatto, al 2009.
Nel 2005 furono aboliti gli scatti di anzianità, sostituiti dagli assegni ad personam relativi al numero di scelte in carico al 31 dicembre 2005.
I singoli assegni ad personam, quando un medico va in pensione, vanno ad implementare un fondo, il fondo di ponderazione appunto, che viene redistribuito sui medici in servizio attivo. Tale fondo non in tutte le aziende è stato istituito, o implementato per cui vi sono moltissimi contenziosi in atto.
Abbiamo ipotizzato il pensionamento di 12 medici dal 2008 al 2021 che possono, ciascuno, implementare il fondo mediamente di 12mila euro all‘anno.
Se il fondo continua ad essere implementato fino al 2021 la medicina generale avrà a disposizione circa 132 mila euro che possono essere ridistribuiti e reinvestiti.
Se blocchiamo l’implementazione del fondo al 2009 avremo a disposizione solo 24 mila euro.
Con tutti i pensionamenti in atto sono milioni di euro che andrebbero persi, senza contare che si metterebbe una pietra tombale su tutti i procedimenti giudiziari in atto, che potrebbero darci, ed in parte l’hanno già fatto, ragione.
Essendo un contratto retroattivo ed applicando la filosofia alla base della legge Balduzzi (le indennità dei singoli medici vanno a sovvenzionare le Aft), vi potrebbe essere una reale possibilità per i #Mmg di dover restituire indennità finora percepite, come già successo per colleghi del 118 e continuità assistenziale.
A parte gli aspetti normativi che sicuramente sono da approfondire e da rimodulare, è chiaro che non possiamo firmare un contratto che, non solo non premia, ma mortifica la categoria, rendendo vani i sacrifici fatti in questi due anni difficilissimi.

sempre #dallapartedeimedici

Per approfondire consulenzalavoro@sindacatomedicitaliani.it