Comunicato Stampa
Riforma del 118 in Toscana:
“La figura del medico deve essere il cardine del sistema!”
Dichiarazione di Giorgio Fabiani, Segretario Regionale
Sindacato Medici Italiani (SMI) Toscana
Firenze, 30 lug. “Riteniamo il miglior sistema di soccorso territoriale possibile quello formato da medico ed infermiere (in automedica)”, così Giorgio Fabiani Segretario Regionale SMI Toscana, in una dichiarazione sulla riforma del sistema territoriale di emergenza urgenza 118 annunciata dall’assessore Regionale al diritto alla salute Simone Bezzini.
“Siamo del parere, inoltre, che sia fondamentale la presenza di ambulanze con soccorritori laici formati, disposte omogeneamente sul territorio per garantire tempi rapidi di intervento in prima battuta, ma deve essere ribadita l’assoluta importanza del ruolo del medico nei servizi di emergenza intra ed extraospedalieri”.
“Il medico è l’unica figura professionale in grado di fare diagnosi, prescrivere una terapia, decidere di ricoverare o meno un paziente. La necessità’ di operare secondo protocolli e algoritmi è per il medico, un aiuto, un percorso da seguire per ridurre al minimo gli errori, un modus operandi secondo evidenze scientifiche”.
“La medicina di emergenza-urgenza non è come la matematica, in medicina 2+2 quasi mai fa 4, ad esempio una patologia come quella dell’edema polmonare acuto necessita di supporti e terapie diverse in base al paziente che lo presenta e alle caratteristiche di accompagnamento della patologia. Non potrà mai esistere un protocollo specifico per singola patologia e se così fosse non servirebbero più i medici. Per lo SMI, qualsiasi riforma del sistema di emergenza territoriale deve considerare il medico come centro nevralgico”.
“Non regge l’obiezione che più frequentemente riscontriamo, ossia che il 118 esisterebbe per gestire patologie acute nei primissimi minuti e che potrebbe essere sufficiente seguire un protocollo per trasportare il paziente in ospedale al fine di ottenere il trattamento definitivo. Possiamo dire senza ombra di dubbio che questa obiezione non vale per la medicina d’emergenza territoriale, infatti gran parte delle persone visitate appartengono a cluster di pazienti deboli, polipatologici, oncologici, psichiatrici, disabili, che sembrano essere la prima causa di sovraccarico dei pronto soccorso e dei sistemi d’urgenza. Per queste ragioni ribadiamo che il medico è la sola figura professionale in grado di gestire, quando possibile, il paziente a casa propria, modificando una terapia, attuando una procedura o semplicemente rassicurando il paziente e i suoi familiari. Ridurre il numero dei medici vuol dire ridurre le possibilità per il paziente di essere curato a casa propria, aumentando sia i costi di gestione e di ricovero, sia i carichi di lavoro nei pronto soccorso”.
“Guardando al futuro della sanità e a quello che prevede il Piano di Ripresa e Resilienza possiamo dire senza ombra di dubbio che uno degli obiettivi del nuovo Servizio Sanitario Nazionale è il potenziamento del territorio per ridurre gli accessi impropri nei presidi ospedalieri e per ottenere una gestione sempre più domiciliare della salute del cittadino. Il medico del 118 è uno dei cardini di questo sistema, è la figura imprescindibile per un servizio sanitario territoriale di qualità” conclude.
Ufficio Stampa