Comunicato Stampa – smisardegna_161222

Comunicato Stampa
Infermiere di comunità presso la sede di Continuità Assistenziale di Aritzo e in altre zone: “Un escamotage per non risolvere la carenza dei medici di continuità assistenziale!”
Dichiarazione di Marina Fancellu, Segretario Regionale Sardegna Sindacato Medici Italiani (SMI)

Cagliari, 16 dic. “Nell’utilizzo dell’infermiere di comunità (o di famiglia che a dir si voglia ma ancora non istituzionalizzata a livello regionale e, a detta dei responsabili della ASL nuorese, in forma sperimentale) nella sede della Continuità Assistenziale di Aritzo, in provincia di Nuoro, come anche in altre sedi quali Sedilo ci sono diverse incongruenze” così Marina Fancellu, Segretario Regionale Sardegna del Sindacato Medici Italiani.
“A partire dalla presenza degli infermieri nelle stesse sedi e locali in uso alla Continuità Assistenziale con lo stesso orario notturno, si corre il rischio di generare confusione nei pazienti che accedono al servizio convinti di trovare un medico. Grande rispetto per la professionalità degli infermieri ma devono essere chiari i limiti tra le due professioni che hanno compiti diversi e ben specifici. Gli infermieri non possono avere compiti diagnostici e prescrittivi, si travalicherebbe nell’abuso di professione. È chiaro che siamo in presenza di una comunicazione non del tutto limpida e trasparente da parte della direzione dell’ASL n. 3 di Nuoro”.
“Vorremmo che le autorità politiche ed amministrative responsabili della sanità in Regione Sardegna ci spiegassero perché le attività degli infermieri vengono proposte, in questo caso, di notte e non di giorno con ovvio disagio per i pazienti che certo non vanno a chiedere prestazioni tipo medicazione o monitoraggio della glicemia in tarda notte. Tutto ciò appare come un tentativo maldestro di sostituire il medico di Continuità Assistenziale (ex guardia medica) e conseguente azzeramento delle prestazioni mediche”.
“Non vorremmo che il caso della Continuità Assistenziale di Aritzo fosse un escamotage, il tentativo, appunto maldestro, di sopperire alla mancanza di medici e poi applicarlo in caso di necessità su più ampia scala. Per rispondere alla mancanza di medici di continuità assistenziale e di medicina generale sono due i versanti su cui si deve urgentemente provare una soluzione condivisa: nuove politiche retributive con scelte chiare su diritti e tutele della categoria e andare all’origine di questo problema che riguarda tutte le categorie dei medici ossia una revisione dell’accesso alla facoltà di medicina”.
“La Regione Sardegna per la Continuità Assistenziale in tutte le sedi con simili condizioni di disagio, avrebbe dovuto raccogliere i segnali di allarme che avevamo già inviato come Sindacato a suo tempo prevedendo maggiori e realistici incentivi per i medici che operano in quelle aree, in modo da attrarre i medici e così garantire l’assistenza medica anche nelle zone disagiate”.

Ufficio Stampa