Comunicato Stampa
Medicina Generale: “Subito risposte per la crisi dei medici di famiglia!”
Dichiarazione di Daniele Gasparotti, Segretario Regionale Liguria Sindacato Medici Italiani (SMI)
Genova, 9 genn.- “In questi giorni sono state pubblicate inchieste sui medici di medicina generale che descrivevono in modo non corretto il loro lavoro. Perchè gli studi medici sono pieni di gente, le loro segretarie impazziscono di lavoro, fioccano telefonate senza sosta dalle 8 del mattino alle 20 di sera se le persone, secondo queste inchieste, non si rivolgono più al medico di medicina generale?” così Daniele Gasparotti Segretario Regionale Liguria Sindacato Medici Italiani, in una dichiarazione.
“Considerare l’utilità del medico di famiglia solo in rapporto alla sua convenzione col Servizio Sanitario Nazionale è riduttivo: la maggior parte delle persone che intraprende un percorso specialistico per risolvere un proprio problema senza rivolgersi alla guida del medico di medicina generale non giunge ad alcuna soluzione.Sono innumerevoli, invece, e sempre di più i giovani che stabiliscono un rapporto stretto col proprio medico di famiglia, così come i pazienti che, dopo essere stati da uno specialista chiedono al medico di famiglia un parere sul suo operato”.
“I medici di famiglia hanno retto benissimo l’urto del Covid, anche se privi di validi presidi di protezione e hanno lasciato sul campo decine e decine di morti. Ancora oggi il SSN sta pagando le conseguenze della pandemia, a partire dalle incredibili liste d’attesa che sono la causa del congestionamento dei Pronto Soccorso e non l’assenza dei medici di famiglia che dovrebbero occuparsi esclusivamente di cronicità e di piccole acuzie che non riguardano il PS”.
“Bisogna evitare, per queste ragioni, di fare una grande confusione mettendo insieme medici di medicina generale (MMG), pediatri di libera seclta (PLS) medici di continuità assistenziale e specialisti ambulatoriali, senza rendersi conto che sono tutte figure mediche del territorio, ma con ruoli ed orari diversi. Bisogna dire chiaramente che il ruolo dei MMG e dei PLS non può essere assunto dagli altri soggetti”.
“Si compie un grande errore quando si afferma, così come fanno alcune inchieste sui MMG, che l’orario dei medici è solo quello dedicato per contratto alle visite in studio (massimo 15) . Non si tiene conto delle decine di telefonate dei pazienti a cui si deve rispondere fuori da quell’orario, i messaggi su WhatsApp, gli SMS, le e-mail da valutare, i documenti portati dai pazienti da visionare, le visite domiciliari, le incombenze burocratiche, lo studio dei casi, l’aggiornamento e gli ECM, le certificazioni, le assistenze domiciliari programmate, le visite nelle Residenze Protette, i rapporti con gli ospedali e con le ASL, le riunioni delle AFT e istituzionali. Si arriva in questo modo ad almeno 60 ore a settimana con una retribuzione fanalino di coda in Europa, senza ferie e malattie pagate, con le spese per un sostituto ogni volta che si assenta, con l’affitto studio, con spese per collaboratori, infermiere, luce, acqua, gas, spazzatura, strumenti medici e informatici. Ci preme ricordare che i MMG non hanno tutele se in gravidanza o se deve assistere un parente malato o disabile, che non hanno nessun TFR al momento della pensione. Non è possibile, quindi, fare un paragone con i medici ospedalieri che hanno tutte le tutele e che comunque lavorano 7 ore al giorno e, se lavorano di più, percepiscono lo straordinario”.
“I medici di medicina generale sono pronti all’evoluzione tecnico-informatica da anni. I nostri gestionali sono già predisposti all’utilizzo del Fascicolo Elettronico da prima della pandemia. Non è certo colpa dei MMG se lo Stato e le Regioni finora non hanno fatto nulla per fare questo salto di qualità che da tempo chiediamo a gran voce in tutte le Regioni! Per finire, ci sembra ormai chiaro che il finanziamento da PNRR previsto per la sanità e la medicina è solo di tipo edilizio. Le Case e gli Ospedali di Comunità non si capisce in che modo e con quale personale dovranno funzionare. Il ruolo del medico di famiglia, il sostegno al suo lavoro devono essere definiti in modo chiaro: a rischio c’è tutta l’assistenza primaria”.
Ufficio Stampa