Comunicato Stampa
Rapporto AGENAS sui medici di medicina generale: “La riduzione dei medici di famiglia certifica le difficoltà della medicina di prossimità nel nostro Paese”
Dichiarazione di Pina Onotri, Segretario Generale Sindacato Medici Italiani (SMI)
Roma, 10 mag. “Lo stiamo sostenendo da tempo: senza il personale medico sul territorio il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) faticherà a garantire quella capillarità delle cure che per anni è stata un nostro vanto e che oggi nonostante gli investimenti del PNRR rischia di essere il tasto dolente della sanità italiana. Il rapporto di AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) è l’ulteriore conferma!” così Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani (SMI).
“L’ AGENAS, nel merito, ha pubblicato in questi giorni un rapporto sui medici di medicina generale (MMG) che in Italia nel 2021 sono in attività in 40.250, in calo di 1.457 unità rispetto al 2020) e di questi circa il 75% ha oltre 27 anni di anzianità. Sempre nel 2021, il rapporto tra cittadini assistibili e MMG è pari a 1.237, in calo di una unità (1.238) rispetto al 2020, mentre il rapporto tra MMG e cittadini per 10.000 abitanti, a livello nazionale, è di 6,81 in un contesto che vede un minimo di 5,47 (P.A. Bolzano) e un massimo di 8,34 (Umbria).A livello europeo, nel 2020, il maggior numero di MMG è stato registrato in Francia (94.000), seguita dalla Germania (85.000), mentre il Portogallo (medici abilitati all’esercizio della professione) e l’Irlanda hanno riportato il maggior numero di MMG per 10.000 abitanti, rispettivamente 29,2 e 18,8”.
“Le ragioni di questo quadro sono plurime: poche risorse investite, riforme al palo, scarsa evoluzione della categoria, pochi contratti di formazione e scarso appeal per la professione, limitato ricambio generazionale e l’elenco potrebbe seguire indefinitamente. Tagliare i salari e i finanziamenti, ridurre i servizi e la capacità di soddisfare i bisogni di prevenzione e cura dei malati porta a questa deriva, all’allontanamento, alla disaffezione, alla perdita di tenuta della sanità pubblica”.
“Bisogna invertire la rotta e puntare più decisamente sull’universalità, sull’uguaglianza ed equità che sono stati sempre i punti di forza del nostro sistema sanitario. Ci batteremo, a partire dal prossimo rinnovo contrattuale, affinché il SSN continui ad essere aperto a tutti e la medicina generale ritorni ad essere il suo cardine perché, in questo modo, si riconoscerà ancora come la salute sia un bene primario individuale ma anche una risorsa della comunità da preservare”.
Ufficio Stampa