Comunicato Stampa
L’autonomia differenziata fa male alla sanità!
Nota della Direzione Nazionale del Sindacato Medici Italiani (SMI)
Roma 27 mag.- “Il rinnovo del contratto dell’area della dirigenza sanitaria e quella riferita all’atto d’indirizzo della medicina generale sono al centro della discussione della Direzione Nazionale del Sindacato Medici Italiani che si svolge oggi, 27 maggio 2023 a Roma, così come un’analisi dei provvedimenti in discussione in Parlamento in merito alla sanità e alla medicina del nostro Paese”, così una nota nazionale del Sindacato.
“Non possiamo che prendere atto che continua la riduzione della spesa sanitaria pubblica per il periodo 2022-2025 confermando la tendenza dei prossimi anni di un ulteriore, progressivo definanziamento del SSN e di una forte penalizzazione del servizio pubblico.
Il nuovo governo ha ereditato – senza mettervi mano – questa situazione, mentre si addensano ulteriori minacce sul futuro del SSN derivanti dalle proposte in discussione sull’autonomia differenziata delle Regioni e sulla riforma fiscale che prevede di estendere la flat tax contro il principio della progressività fiscale. È evidente che ci troviamo di fronte a un piano inclinato destinato a produrre l’ulteriore e completa dissoluzione del SSN, così come era stato ideato al momento della sua istituzione, come servizio di welfare universalistico, pubblico, gratuito. L’elemento preoccupante è l’apparente rassegnazione dei cittadini, degli operatori, delle forze politiche di fronte a questo scenario, destinato ad acuire le disuguaglianze nella società italiana, in attesa che qualcuno un giorno annunci formalmente che la gloriosa storia del SSN si è conclusa.
Per quanto riguarda la categoria medica, l’avvio della contrattazione per l’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) di medicina generale è partito con il piede sbagliato perché non ha recepito quanto chiesto ripetutamente dalla categoria in questi ultimi due anni. Le risorse investite sull’area sono irrisorie. Non si tiene conto né dello sforzo organizzativo fatto dai medici in questi anni, né dell’inflazione corrente. Per non parlare dei medici di continuità assistenziale, eterna cenerentola della categoria e dei medici 118 neanche menzionati nel nuovo atto.
Di questo passo ci saranno sempre meno medici disposti ad occuparsi di medicina generale, s’ incentiverà l’esodo di molti e si bloccheranno i nuovi ingressi. I tre milioni di italiani che sono senza medico di famiglia diventeranno molti di più senza una vera inversione di rotta nelle politiche contrattuali per la medicina generale.
Stiamo seguendo, inoltre, con attenzione le trattative per il rinnovo del contratto della dirigenza sanitaria. Lasciano di stucco le notizie che non vi saranno aumenti stipendiali perché si prevede solo un incremento retributivo del 4,5% a fronte di una inflazione del 12%, mortificando la categoria che è sotto sofferenza per i carichi di lavoro, gli abbandoni e la carenza di personale.
Il sostegno ai rinnovi contrattuali dell’area della dirigenza e della medicina generale per ridare motivazione e dignità al lavoro dei medici sarà il nostro prioritario impegno.
Lanciamo, allo stesso tempo, un appello a tutte le forze sindacali, all’ associazioni, affinché nei prossimi mesi sia lanciata unitariamente una campagna nazionale in difesa della sanità pubblica e contro l’autonomia differenziata che può far male alla sanità.
Da parte nostra saremo impegnati, infine, nel lancio di una vertenza nazionale per l’istituzione della scuola di specializzazione in medicina generale, standardizzata in tutta Italia, come principale richiesta per rispondere alla crisi della medicina rilanciando l’interlocuzione con il Parlamento già avviata in questi mesi”.
Ufficio Stampa